Le ultime vicende legate alle Pensioni anticipate dei lavori precoci sembrano destinate a lasciare uno strascico di polemiche in relazione ai meccanismi di tutela dei soggetti interessati; sono in molti infatti a vedere nel taglio delle penalizzazioni attuato con la legge di stabilità 2015 una palese ingiustizia rispetto a chi ha dovuto subire i balzelli della legge Fornero. Ricordiamo che stiamo parlando della possibilità per i lavoratori precoci di ottenere la quiescenza anticipata tramite il raggiungimento dei 62 anni di età anagrafica, unitamente ai requisiti contributivi che corrispondono a 42 anni e 6 mesi per gli uomini e a 41 anni e 6 mesi per le donne.

La discrasia previdenziale si è venuta però a creare per il fatto che la riforma del 2011 prevedeva delle penalizzazioni sulle mensilità erogate per coloro che aderivano a tale forma di prepensionamento, mentre coloro che vi accederanno a partire dal primo gennaio 2015 non ne saranno soggetti. È chiaro che l'esempio rende lampante perché sarebbe meglio agire sulla salvaguardia dei pensionandi con un provvedimento di tipo strutturale, al fine di non creare palesi ingiustizie tra gli stessi contribuenti.

Riforma pensioni e lavoratori disagiati: allo studio di una soluzione anticipata, ma solo a partire dalla prossima primavera

Per evitare che si continuino a verificare situazioni come quella appena esposta, l'esecutivo si sarebbe più volte dichiarato restio a mettere in atto nuove sanatorie ad hoc, volendo puntare piuttosto su di un provvedimento normativo di flessibilizzazione dell'accesso all'Inps che possa risultare di ampio respiro.

Negli scorsi giorni il Ministro Poletti ha spiegato che l'esecutivo starebbe vagliando numerosi meccanismi di pensionamento anticipato, a partire da quello contributivo che sembra molto ben voluto dal nuovo Presidente Inps Tito Boeri fino al prestito pensionistico, alle mini pensioni e alla quota 100 proposta dall'On. Cesare Damiano (Presidente della Commissione Lavoro alla Camera).

Resta da trovare la "quadra" rispetto alla difficile situazione dei conti pubblici, nella consapevolezza che un intervento sul tema non può essere ancora procrastinato a lungo nel tempo, anche perché il disagio sociale sembra ormai arrivato a livelli difficilmente gestibili.

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