Prosegue il lavoro svolto dal Comitato Opzione Donna con l'intento di ottenere una proroga dei termini di fruizione dell'omonimo istituto. Il capitolo connesso alle pensioni 2015 con opzione donna rappresenta di certo una delle vertenze sociali più gravi con cui il governo si trova ad avere a che fare, una gravità che imporrebbe interventi immediati dei quali purtroppo non v'è traccia alcuna. E' stata proprio l'inoperatività dell'esecutivo a spingere le donne a riunirsi in un apposito Comitato di riferimento e a muovere una battaglia contro l'Inps tramite la sottoscrizione di una class action.

Blasting News ha intervistato in esclusiva il leader dello stesso Comitato Dianella Maroni, di seguito la prima parte dell'intervista.



  1. Come ormai noto, il Comitato da te guidato sta portando avanti un iter giudiziale che si concluderà con la sottoscrizione di una class action contro l'INPS: perché avete avviato un percorso del genere e quali scopi vi riproponete? - Possiamo dire che nostro malgrado siamo state costrette ad andare avanti con la class action perché nonostante il 2 dicembre 2014 l'INPS con il messaggio 9304 abbia di fatto sospeso l'applicazione delle circolari 35 e 37/2012, in attesa di una risposta da parte del Ministero del Lavoro dopo oltre tre mesi non è successo niente. Non credo che lo stand by possa durare in eterno creando una situazione di incertezza che ancora una volta penalizza le donne.



  2. Sino ad oggi quanti soggetti hanno aderito alla class action? - Le adesioni sono in corso e proseguiranno fino al 20 marzo p.v.; al momento posso dire che le donne che aderiscono aumentano di giorno in giorno, purtroppo però c'è una fascia che non conosce questa iniziativa perché non tutte le 57enni e oltre navigano in Internet. Le diverse Tv pur contattate per diffondere questa notizia non hanno risposto e quando l'hanno fatto hanno chiesto il caso lacrimevole e basta.



  3. Per aderire alla class action c'è tempo sino al 20 marzo, le potenziali interessate che procedura devono svolgere per rientrare nell'alveo delle partecipanti? - Alla class action contro l'INPS è possibile aderire fino al 20 marzo compilando il mandato (lo trovate sulla pagina Facebook del comitato opzione donna) nei confronti degli avvocati che va sottoscritto e autenticato da un notaio o direttamente presso gli studi dei nostri avvocati Andrea Maestri e Giorgio Sacco rispettivamente a Ravenna e a Bologna. E' inoltre necessario provvedere con un bonifico a versare 300 euro, che è il costo per la class action. A questo punto si deve inviare il mandato, la ricevuta del bonifico, la copia della carta di identità e del codice fiscale ad uno dei due avvocati. Abbiamo utilizzato l'avv. Maestri che è un amministrativista e l'avv. Sacco che è un giuslavorista a garanzia della copertura sia della problematica specifica delle Pensioni che della problematica amministrativa che comporta un ricorso al TAR con la class action.



  4. Quali sono con esattezza i requisiti necessari alla partecipazione alla class action? - I requisiti sono esattamente quelli previsti dall'art.1 comma 9 della legge 243/2004 salvata integralmente dalla riforma Fornero: 57 anni di età per le lavoratrici dipendenti (pubbliche o private) oppure 58 anni di età per le lavoratrici autonome più 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015.



  5. L'avvio della class action si è resa necessaria anche per via della mancata ricettività e sensibilità dimostrata nei riguardi della vostra vertenza da istituzioni e governo: con quali soggetti stai tenendo un dialogo? - L'avvio della class action è necessario perché la politica non è stata in grado di risolvere un palese errore. Infatti nonostante le dichiarazioni, le proposte di legge, le interrogazioni parlamentari, gli ordini del giorno ecc. che si sono susseguiti in questi tre anni di fatto siamo al punto di partenza, anche se l'INPS ha espresso pubblicamente (messaggio 9304 del 2 dicembre 2014) che esistono dubbi circa l'attuale interpretazione restrittiva.