E' "assediato" dai gruppi parlamentari e dai sindacati il Governo Renzi sulla riforma Pensioni 2015. I leader sindacali continuano a sollecitare al ministro del Lavoro Poletti l'apertura del tavolo di confronto sulle modifiche alla legge Fornero, mentre in commissione Lavoro alla Camera riparte in pompa magna l'esame del ddl Damiano per la pensione anticipata a 62 anni abbinato ad altri dieci ddl sul prepensionamento Quota 100 e Opzione Donna oltre che a contributi per madri lavoratrici e lavoratori che si prendono cura dei disabili o assistono la famiglia in esigenze particolari.
Ddl che entro giugno dovrebbero finire in un testo unificato sulle pensioni da sottoporre poi al vaglio del Parlamento che potrebbe stavolta "scavalcare" il governo. Ma è proprio con l'esecutivo guidato dal premier Renzi e con l'Inps presieduto da Boeri che i sindacati Cgil, Cisl e Uil voglio confrontarsi sulla loro piattaforma unitaria di riforma pensioni. L'oggetto del contendere è sempre lo stesso: "Bisogna ritornare subito alla flessibilità in uscita" per la pensione anticipata, ha ribadito oggi la leader della Cisl Annamaria Furlan a margine di una riunione con i delegati sindacali locali ad Ancona.
Riforma pensioni 2015, Governo Renzi sotto assedio
"Bisogna cambiare la legge Fornero", ha sottolineato la dirigente sindacale ricordando è stato "chiesto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil al ministro del Lavoro Giuliano Poletti di convocare subito una riunione".
Ma Poletti, nonostante le continue rassicurazioni sul confronto e sull'impegno del governo a intervenire per rimediare i danni provocati dalla riforma previdenziale varata nel 2011 dal Governo Monti con l'appoggio parlamentare della maggioranza delle larghe intese. "Bisogna ritornare subito alla flessibilità in uscita. Stabiliamo - ha spiegato la Furlan - una data anagrafica, quanti anni di contribuzione bisogna avere ma stabilito questo - ha sottolineato - ogni lavoratore o lavoratrice dovrà poter decidere quando andare in pensione".
Lo spirito è lo stesso che anima il ddl Damiano che, se approvato, potrebbe consentire di creare nuove opportunità di lavoro per i giovani e si sanerebbe una ingiustizia nei confronti di chi è rimasto senza lavoro e senza pensione (vedi questione esodati) e nei confronti di chi, sul punto del raggiungimento dei requisiti minimi previdenziali, si è visto allungare a 67 anni l'età pensionabile.
"In un Paese dove il 40% dei giovani non trova lavoro - ha detto il segretario generale della Cisl - immaginare che le persone a 65-67 anni debbano continuare a lavorare è inaccettabile".
A sollecitare oggi per l'ennesima volta il vertice tra Governo Renzi e organizzazioni anche il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, che già lo scorso dicembre, insieme alla Cgil di Susanna Camusso, proclamò lo sciopero generale contro il Jobs act e per le chiedere modifiche alla legge Fornero. I sindacati stanno perdendo la pazienza e hanno annunciato che se non ci saranno cambiamenti sono pronti a nuove mobilitazioni. "Stiamo aspettando la convocazione. Siamo in attesa - ha detto Barbagallo - ma non molto paziente".
Intanto, contro il Jobs act e per la riforma pensioni scende in piazza il 28 marzo prossimo la Fiom di Maurizio Landini che ha lanciato nei giorni scorsi la sua nuova Coalizione Sociale. "Saremo tutti insieme - ha detto ieri sera Landini a Ballarò - per ripristinare i diritti sulle pensioni, lo Statuto dei lavoratori, una politica di investimenti e la lotta all'evasione".