E' ripresa ieri pomeriggio alle ore 14.00 presso la Commissione Lavoro il dibattito sul DDL 858 meglio conosciuto come ddl Damiano, un provvedimento che mira a strutturare la riforma delle pensioni 2015 partendo dal riassetto della pensione anticipata 2015. Presentato nell'aprile del 2013, il ddl Damiano fu oggetto di discussione per alcune sedute sino al novembre dello stesso anno, poi una serie di questioni istituzionali imposero uno stop dei lavori. In questi mesi Cesare Damiano ha spesso fatto riferimento al provvedimento rivolgendo svariati appelli al ministro Poletti e al premier Renzi, ma nonostante ciò non era mai riuscito ad ottenere una calendarizzazione del dibattito.

Tutto questo fino a ieri, quando il presidente della Commissione Lavoro ha potuto finalmente presentare i punti cardini della propria bozza di riforma. Il governo Renzi con Poletti in testa sembra intenzionato a percorrere altre vie, soluzioni meno invasive e più superficiali, il tutto in un contesto ancora dominato dalla CGIL che continua a chiedere alle altre confederazioni sindacali di riunirsi per dare vita ad una piattaforma di riassetto della previdenza.

Riforma pensioni e pensione anticipata 2015, Poletti, Renzi e CGIL: presentato il ddl Damiano ma il ministro del lavoro punta a un sistema di prestiti

Sono giorni decisivi dunque in vista della riforma delle pensioni 2015 e della manovra di riordino della pensione anticipata 2015; il dibattito di ieri è stato ovviamente di natura preliminare, ma le posizioni in campo paiono già cristallizzate. Cesare Damiano punta alla configurazione di un sistema basato sulle quote laddove invece il ministro Poletti vorrebbe la costituzione di alcuni ammortizzatori sociali per chi si trova vicino al pensionamento e punta ad introdurre un sistema di prestiti per far uscire dal lavoro 'i più anziani', somme che i diretti interessati dovrebbero poi rendere sottoforma di trattenute dirette sull'assegno pensionistico. Nello specifico il ddl Damiano prevede invece un pensionamento possibile per uomini e donne che scatti a partire dal raggiungimento di 35 anni di contributi con un requisito anagrafico minimo parametrato a 62 anni di età, il tutto a patto che l'importo della pensione, in base ai rispettivi ordinamenti previdenziali di appartenenza dei lavoratori, sia almeno pari a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale. Una parte dell'assegno stesso verrà calcolato con il metodo contributivo con annessa applicazione di decurtazioni o maggiorazioni e premialità a seconda dell'età raggiunta la quale si opterà per l'abbandono dell'impiego.



Sia premialità che penalizzazioni vanno da un minimo del 2 ad un massimo dell'8% con ciò andando a costruire un sistema basato su incentivi e disincentivi. Damiano propone in definitiva una soluzione flessibile sostenendo un provvedimento che mira a configurare una riforma delle Pensioni 2015 dall'ampio respiro. Il problema è che il governo non sembra intenzionato a dire si ad un progetto di rifondazione tanto invasivo dell'istituto della pensione anticipata 2015, un veto quello dell'Esecutivo Renzi che potrebbe cadere solo a seguito del rinvenimento di adeguate coperture economiche. Molto dipenderà da cosa deciderà lo stesso premier, che sino a questo momento non si è ancora espresso circa la riforma della previdenza.