Sono diversi i punti della riforma della Scuola targata Matteo Renzi e Stefania Giannini che non piacciono ai docenti e al personale Ata, così come pure di riflesso agli studenti. Sono talmente evidenti le cose che non vanno nel testo del disegno di legge presentato in Parlamento che persino i sindacati hanno ritrovato un'unità di pensiero e una coesione d'altri tempi...Non lamentiamoci, quindi: un 'miracolo', questa Buona Scuola renziana, è riuscito a realizzarlo. Quali sono i punti principali della protesta che sarà messa in atto il prossimo 5 maggio e che paralizzerà il comparto scuola in quella che si preannuncia come la più importante protesta sindacale da dieci anni a questa parte?

Stabilizzazione, parola d'ordine dei sindacati

Innanzitutto, i sindacati chiedono al governo un piano ben definito e soprattutto immediato che possa garantire la stabilità dei precari: seppur non viene criticato il piano delle immissioni in ruolo di poco più di 100.000 insegnanti, previsto per il prossimo mese di settembre, si chiede la stabilizzazione di tutti quei docenti che, da decenni in taluni casi, attendono dal Miur una risposta positiva.

Siamo ben lontani dall'ipotesi utopistica di far sparire in quattro e quattr'otto le graduatorie ad esaurimento e trasformare la scuola italiana in una sorta di 'grande famiglia in stile Mulino Bianco', dove, dopo aver fatto colazione sorridenti, tutti i precari andranno al lavoro, felici, contenti e soprattutto stabilizzati.

Sciopero contro i super poteri dei presidi 

Un altro punto focale della protesta della scuola è rappresentato dalla chiamata diretta dei docenti, attraverso quelli che sono già stati ribattezzati i 'super poteri' dei presidi: i dirigenti scolastici sono da considerarsi come la vera e propria pietra dello scandalo della riforma della scuola, visto che c'è il timore che si possano trasformare in leader educativi con atteggiamenti di stampo 'dittatoriale'. 

Sempre in merito alla professione dell'insegnante, lo sciopero andrà contro l'istituzione del registro regionale dei docenti, destinato a sostituire gli scarsamente efficaci registri di mobilità.

Anche qui c'è il timore di assistere alla nascita dei docenti di 'serie A' che andrebbero a godere di particolari privilegi rispetto a tutti gli altri, sempre come conseguenza del principio della chiamata diretta.

Rinnovo del contratto e stipendi: altro nodo cruciale dello sciopero

Non parliamo poi del discorso legato al rinnovo del contratto, paralizzato ormai da sette anni: lo stipendio degli insegnanti, in tutto questo tempo, non solo non è aumentato ma è stato soggetto ad 'erosione' per effetto della diminuzione del suo potere d'acquisto. 

A 'mitigare' lo scontento economico dei docenti, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha pensato alla Carta del Professore e ai 500 euro all'anno da spendere per la propria formazione e per la propria esperienza culturale. Un 'contentino' che, forse, ha il solo scopo di 'distrarre' l'attenzione dai veri problemi della scuola, quelli che sono ancora lontanissimi da una soluzione proficua.