Prosegue la diatriba sulla riforma delle Pensioni. Damiano dal canto suo è sempre più convinto che la Quota 100 e la pensione anticipata a 62 anni siano le soluzioni migliori per rimodulare strutturalmente la Legge Fornero: il reddito minimo, proposto da Tito Boeri, non risolverebbe alla radice la questione previdenziale e creerebbe profonde ingiustizie.

No al reddito minimo, per riformare le pensioni serve la quota 100

Cesare Damiano si dice preoccupato rispetto alle ultime dichiarazioni rilasciate dall'Inps e dal Ministro del Lavoro Poletti, per questa ragione in una nota dichiara l'intenzione di convocare al più presto in audizione Giuliano Poletti e i vertici dell'Inps proprio per comprendere quali siano le intenzioni dell'esecutivo e come si intenda mettere mano sulla riforma delle pensioni.

Il Presidente della Commissione Lavoro si dice contrario ad estendere l'Asdi dal 2016 agli over 55 senza lavoro e in serie difficoltà economiche. Concedere un reddito minimo a chi è in difficoltà, prosegue Damiano, non è a priori sbagliato ma non servirà a risolvere i 'danni' previdenziali causati dall'attuale Legge Fornero. L'assegno di importo minimo pari a circa 450 euro è di tipo assistenziale e prescinde dai contributi versati; concedere il reddito minimo ad un disoccupato che ha già versato 40 anni di contributi, ma non ha i requisiti anagrafici per accedere alla quiescenza, è come fargli una sorta di elemosina privandolo quindi di un diritto acquisito. Verrebbe inoltre trattato, ricevendo un indennizzo, come chi non ha mai lavorato o lo ha fatto senza versare i contributi.

Inoltre, spiega Damiano, l'assegno verrebbe elargito solo sotto ad un certo reddito, escludendo moltissimi lavoratori prossimi alla pensione che hanno perso il posto di lavoro. Solo il ritorno al sistema delle quote (100, 97, 41) potrebbe davvero risollevare le sorti previdenziali di molti lavoratori e condurli verso la pensione anticipata.

Riforma pensioni col sistema delle quote (100, 97, 41) unica soluzione, confronto con Poletti

Per questa ragione, per evitare ulteriori disuguaglianze, il reddito minimo non può essere considerata la panacea con cui risolvere la questione pensionistica, né tanto meno l'arma vincente per rimodulare la riforma delle pensioni.

Le uniche soluzioni eque restano, secondo Damiano, la quota 100 senza penalizzazioni o il pensionamento a partire dai 62 anni con 35 anni di contributi a fronte di leggere decurtazioni sull'assegno pensionistico. Al vaglio resta anche la Quota 41 che accontenterebbe i precoci essendo slegata all'età anagrafica. Su tutti questi punti, presentati nel ddl flessibilità depositato in Commissione Lavoro, si attende ora un confronto col Ministro Poletti per capire le reali intenzioni del Governo Renzi: si farà chiarezza una volta per tutte?