Proprio non va giù la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi. E nemmeno gli incarichi triennali, la valutazione del merito dei dirigenti scolastici, i fondi assegnati alle scuole private e tante altre novità contenute nel disegno di legge sulla Buona Scuola varato dal Governo Renzi.

Soprattutto la figura del "preside-sceriffo" o "sindaco" o del "preside dai superpoteri" disciplinato dall'articolo 9 del Ddl, fa temere che la Scuola possa virare nella direzione di una figura autoritaria o, ancora peggio, corrotta e incline al clientelismo.

Proprio per questo #laverascuola Gessetti Rotti, un'associazione che coordina vari gruppi di docenti collegati tra di loro per un totale che supera abbondantemente i centomila prof, ha presentato il proprio manifesto di denuncia e di controinformazione sulla Buona Scuola, disponibile all'indirizzo gessettirotti.it, affinché tutti possano sapere cosa sta realmente accadendo alla scuola pubblica italiana.

Docenti contro la Buona Scuola di Renzi: il manifesto dei Gessetti Rotti

Non è un gruppo che si oppone all'innovazione e alla valutazione dell'operato dei docenti stessi. Ma la valutazione dovrà affidarsi a mezzi validi ed affidabili per favorire lo scopo ultimo della scuola: migliorare la didattica.

Ed allora, il manifesto diventa un momento di riflessione su quelle che sono realmente le cose importanti nella scuola, i problemi e le questioni da risolvere e che, molto probabilmente, ciascun elettore domenica 31 maggio, quando si recherà a votare in una delle 10 mila scuole italiane, riuscirà a cogliere anche se per pochi attimi.

In quei corridoi, in quelle aule, passa la vita educativa ed istruttiva dei propri figli ed il lavoro dei docenti, un connubio necessario, ma quanto mai messo a rischio dalla Buona Scuola che si sta discutendo in Parlamento.

Che scuola sarà quella nella quale il preside potrà chiamare a lavorare i docenti suoi amici e gli amici degli amici, sovvertendo il sistema attuale, trasparente ed imparziale, basato sulle graduatorie di merito?

Che scuola sarà quella dove i docenti avranno incarichi triennali e non potranno più accompagnare gli alunni nell'intero ciclo di studi, rompendo la continuità didattica?

E cosa si insegnerà nella "Buona scuola" se non gli argomenti decisi dai presidi che avranno sempre "sotto schiaffo" i docenti, minacciati di non veder confermato il proprio incarico triennale?

Gli spunti della riforma della scuola sono molteplici e inducono ad una riflessione alla vigilia di due importanti appuntamenti: il passaggio del Ddl al Senato e le votazioni regionali di domenica 31 maggio 2015.