A Porta a Porta, nella puntata del 25 maggio 2015, è stato intervistato da Bruno Vespa l'on Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle. Tra gli argomenti trattati l'attenzione si è spostata sulla riforma scolastica che in questi giorni è in discussione al Senato. Gli argomenti della Scuola discussi con l'on. Di Maio hanno svariato dalla spesa per le scuole statali alla figura del preside, fino alla discussa norma che concede sgravi alle scuole paritarie con la firma del decreto da parte del Ministro dell'istruzione Stefania Giannini che stanzia 475 milioni di aiuti.

La posizione espressa dall'onorevole pentastellato è di estrema perplessità sulla reale capacità innovativa di questo disegno di legge, fornendo una chiave di lettura per la protesta contro una riforma scolastica pilotata.

I dubbi sulla reale entità della spesa

Di Maio rispondeva a Vespa dicendo di aver seguito la sua trasmissione nel corso di tutti questi anni, con i vari ministri che si succedevano promettendo investimenti nella scuola. In realtà si verificava la circostanza inversa, come del resto con questa Buona Scuola che è stata collegata al DEF in cui sono previsti tagli all'istruzione per i prossimi 15 anni, contrariamente ai 4 miliardi promessi dall'esecutivo. Guardando poi al significato complessivo degli investimenti emerge subito che a trarne profitto sono i privati.

Gli sgravi concessi favoriscono il loro ingresso nel business scuola e di solito un privato investe solo se è certo di trarne un guadagno. L'On. concludeva questo intervento affermando che non esiste una reale volontà di mettere soldi ma solo favorire i privati, mentre avviene una metamorfosi della scuola pubblica.

I dubbi sulla figura del preside

Sulla figura del dirigente scolastico esprimeva tutti i suoi dubbi in virtù di possibili tensioni alle quali possono essere soggetti al momento di scegliere i propri organici e a chi conferire i bonus promessi. Occorre, proseguiva il deputato pentastellato, mettere a fuoco i principali interessi di una famiglia. Questi sono essenzialmente tre e si riassumono nell'esigenza che lo studente non ci rimetta, che non sia stipato in classi pollaio con 35 compagni e che non abbia a soffrire di discontinuità didattica perché cambia un insegnante.