Domenica 31 maggio si vota per le elezioni di alcuni consigli regionali e comunali e mano mano che ci si avvicina a quella data, cresce l'attesa per capire quali saranno gli esiti e quali le ricadute e l'impatto che questi potranno avere su alcuni interventi in discussione in seno al governo, in particolare sulle Pensioni.
L'esito del voto delle Regionali può essere determinante per le modifiche alla legge Fornero e per aumenti alle pensioni minime
L'attesa dell'esito del voto è rivolta principalmente a quei partiti che maggiormente si sono spesi sulla questione previdenziale chiedendo modifiche all'attuale legge pensionistica considerata superata, rigida e poco realistica nel quadro socio-economico attuale oltre che iniqua.
Appare evidente che la volontà dei cittadini è orientata a premiare quelle forze politiche e chi ha davvero intenzione di praticare modifiche che garantiscano una migliore qualità della vita. Allo stesso premier Renzi, o forse maggiormente a lui, non sfugge l'importanza del tema delle pensioni tanto che proprio in questi giorni, dopo tanto silenzio, ha aperto a modifiche pensionistiche, ad una controriforma della legge Fornero. per bocca anche dei fidi Padoan e Poletti, i ministri il cui parere è determinante per gli interventi e le misure da attuare, già entro il prossimo autunno, con la nuova legge di stabilità. Interventi che non sono solo rivolti a piani di uscita anticipata per tutti, ma anche a quegli attesi ed auspicati aumenti delle pensioni minime che si attendono da fin troppo tempo e che darebbero un po' di ossigeno a chi ha bisogno di arrivare a fine mese con maggiore respiro.
Renzi alla ricerca di soluzioni eque e condivise per interventi sulla legge Fornero, una mano gli arriva da Damiano e da Salvini
Il premier sa bene, essendo anche il segretario del partito di maggioranza che regge il suo governo, che se il Pd dovesse riscuotere quelsuccesso sperato, non ci si potrebbe tirare indietro dalla strada del cambiamento pensionistico.
Pertanto la ricerca di soluzioni eque e condivise per i cambiamenti al sistema pensionistico vigente diventano un imperativo categorico. C'è di mezzo la credibilità del governo e la stabilità dei conti pubblici. Proposte di interventi per l'uscita anticipata dal lavoro, ve ne sono tante e proprio quelle di un suo autorevole "compagno" di partito nonché presidente della commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, sembrano essere quelle più accreditate e corteggiate.
Il pensionamento a 62 anni con 35 di contributi con una penalizzazione minima del 2% per ogni anno mancante al raggiungimento dei 66 anni, appare la più gettonata e la più credibile. Tant'è che lo stesso battagliero e spigoloso leader della Lega Nord Matteo Salvini l'ha sposata facendola sua pur di vedere modificata la legge Fornero, mai digerita. A noi non resta che aspettare qualche giorno ancora per sapere se alle buone intenzioni seguiranno anche i fatti.
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