Si è parlato molto, durante i mesi invernali, della cosiddetta Opzione Donna per le lavoratrici. Poi, per un certo periodo di tempo silenzio assoluto sull'argomento. In questi giorni è ripreso il dibattito sul regime sperimentale con il metodo contributivo, cioè quella possibilità di andare in pensione a 57 anni e 3 mesi per le lavoratrici dipendenti, a 58 anni e 3 mesi per le autonome, con almeno 35 anni di contributi. Il conteggio del trattamento pensionistico è però effettuato con il meno conveniente metodo contributivo.
La class action da Dianella Maroni a favore dell'Opzione Donna con il metodo contributivo
Al momento non c'è ancora la certezza se le domande presentate o che si presenteranno quest'anno saranno prese in considerazione dall'INPS. Certo è che l'esecutivo dovrà fare i conti anche con la class action organizzata da Dianella Maroni per chiedere la cancellazione dei provvedimenti dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che hanno variato i requisiti temporali.
Lega Nord e il M5S hanno presentato proposte di legge a favore del regime sperimentale
Il governo Renzi sembrerebbe intenzionato a prendere in considerazione questa categoria di lavoratrici approvando, prima o poi, una proroga dell'Opzione Donna in questo periodo in cui si parla di flessibilità da applicare al sistema previdenziale italiano.
Anche i partiti politici si stanno muovendo per agevolare la pensione delle lavoratrici, come ad esempio la Lega Nord di Matteo Salvini, il quale ha presentato, non molto tempo fa, una proposta di legge a favore dell'Opzione Donna. E come ha fatto il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo con una proposta che prevede una proroga del regime sperimentale fino al 31 dicembre 2018.
Eventuali risorse economiche si troverebbero tramite una riduzione delle Pensioni più alte, quella al di sopra di 5.000 euro.
Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, anche in considerazione del responso delle urne relativamente all'elezioni regionali che si terranno domenica 31 maggio 2015.