Fino a poco tempo fa era relegato in un angolo, in quella soffitta dove la politica dei piani alti ama ammassare ed ammucchiare assieme tutto quello che in quel momento non gli interessa. Non gli piace. Non gli serve. Ma adesso è la panacea di tutti i mali e salverà lo stato dalla banca rotta previdenziale. Stiamo parlando dell'opzione contributivo, quel particolare sistema di calcolo delle retribuzioni previdenziali che sta a base dell'Opzione Donna e che sino a tre-quattro settimane fa non era minimamente considerato dal governo Renzi. Almeno non seriamente.

La Consulta però ha fatto capire all'Esecutivo che anche il tema delle Pensioni è importante. Che ha una sua rilevanza e che non può più essere ignorato. Da qui l'esigenza di risparmiare e di prevedere nuove misure di abbandono dell'impiego. Ecco che improvvisamente il contributivo è divenuta l'ipotesi più acclamata, con buona pace di chi lotta da mesi per le pensioni 2015 con Opzione Donna ricordando a chi di dovere perché uno strumento basato su questo tipo di calcolo potesse giovare a tutti. Al governo perché lo Stato risparmia e ai lavoratori perché tornano prima a casa dai nipoti per usare un'espressione alla Renzi. Questa equazione è stata sostenuta per mesi interi dai membri del comitato di riferimento, ma soltanto adesso dalle parti di Palazzo Chigi gli riconoscono una validità di fondo.

Restando all'ambito istituzionale bisogna poi segnalare la presentazione di un altro ddl a firma M5S che richiede la concessione di una proroga dell'istituto. Ma questa è un'altra storia.

Aggiornamenti pensioni 2015 con Opzione Donna, nuovo ddl proroga dal M5S: Padoan torna sulla sentenza della Consulta

Il M5S ha presentato una proposta di legge (qui il link per visualizzarla: http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0031290.pdf) richiedendo la proroga del regime sperimentale insito nelle pensioni 2015 con Opzione Donna. Alcuni passaggi che ricostruiscono la vicenda paiono particolarmente degni di nota: 'L'INPS, con il messaggio n. 9231 dello scorso 28 novembre 2014, ha precisato che le lavoratrici in parola possono esercitare l'opzione anche successivamente al mese in cui maturano i requisiti anagrafici e contributivi' si legge sul documento. 'In questi anni sono state presentate diverse proposte volte a consentire l'estensione del regime sperimentale donna oltre il 2015. Tra queste si segnalano le risoluzioni approvate sia dalla Camera dei deputati che dal Senato della Repubblica che impegnano il Governo a provvedere allo stralcio delle circolari dell'INPS n. 35 e n. 37 del 2012 che, come detto, hanno prodotto l'effetto di accorciare, occultamente, di un anno la possibilità di accesso al regime in parola'. Questi periodi centrano alla perfezione il problema e ricostruiscono a pieno la vicenda: una legge disattesa e un organo che si arroga il diritto di legiferare sono la base di una costruzione ben più ampia che il comitato di Opzione Donna tenta di scalare da tempo. Dopo l'estate si conoscerà anche l'esito della class action istruita contro l'INPS, per gli organi istituzionali non sarebbe certo un bel bagno di immagine assistere ad una nuova 'sconfitta' dopo la vicenda del rimborso sulle pensioni.



A proposito di quest'ultima si è espresso nella giornata di ieri il ministro Padoan: 'La Corte Costituzionale sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c'era una stima dell'impatto. […] Io credo che in un dialogo di cooperazione tra organi indipendenti dello Stato sarebbe invece stata opportuna la massima condivisione delle informazioni'. Il capitolo previdenziale rimane insomma più caldo che mai. L'impressione è che le prossime settimane saranno decisive per comprendere gli esiti futuri.