"Come Commissione lavoro abbiamo chiesto al Governo che prima di emanare un decreto, come sembra orientato a fare, ascolti i sindacati dei pensionati e il Parlamento, perché scegliere di cambiare norme da soli può far commettere errori": sono le parole di commento del Presidente Cesare Damiano alla Camera per quanto riguarda le ultime vicende della previdenza. Quando si tocca questo tasto, bisogna ricordare che non si tratta solamente di garantire le rivalutazioni Istat ai pensionati, ma anche di tutelare chi non riesce ancora ad accedere all'agognata quiescenza per colpa del repentino irrigidimento dei requisiti di uscita dal lavoro avvenuto nell'ormai lontano 2011.

Non è un caso se l'ex Ministro del lavoro si riferisce alle questioni irrisolte nella previdenza come un "lungo elenco", richiamando argomenti come il reddito minimo, l'espansione della fascia di povertà in età avanzata, il problema degli esodati e quello dei disoccupati troppo giovani per poter ottenere l'uscita dal lavoro e troppo costosi o anziani per ricollocarsi nel mondo produttivo. Ma è con il crescere vertiginoso della disoccupazione giovanile avvenuto negli scorsi anni che diventa chiaro come la necessità di una flessibilizzazione della previdenza sia ormai divenuta improrogabile.

Riforma pensioni, dalla Camera si offrono la quota 97 e 41, si attende ancora il riscontro dell'Inps: dubbi dopo la sentenza della Consulta 

"La massa e l'urgenza dei problemi sociali irrisolti è enorme e richiede risorse non disponibili.

Occorre un'attenta regia da parte del Governo" puntualizza ancora una volta Damiano, riferendosi proprio ai dati che vi abbiamo appena esposto. Il rischio è infatti quello di proporre l'ennesima riforma incompleta, che dovrà poi essere oggetto di nuove modifiche e che non risulterà davvero inclusiva nei confronti di tutti coloro che stanno soffrendo una situazione di disagio.

Da parte sua, la Commissione lavoro alla Camera ha elaborato due proposte di flessibilità che dovrebbero consentire il pensionamento anticipato dei lavoratori e disoccupati in difficoltà senza incidere eccessivamente sui conti pubblici. La prima deriva dalla quota 100 e prevede il prepensionamento con la quota 97: i parametri di uscita sarebbero 62 anni di età, 35 di contributi e una penalizzazione massima dell'8% sull'erogato.

La seconda proposta riguarda i lavoratori precoci e dovrebbe consentire il pensionamento a 41 anni di contribuzione, senza vincoli di età. Il Governo ha già affermato di voler considerare ogni proposta sul tema (altre arriveranno dall'Inps nelle prossime settimane), ma di voler prendere una decisione definitiva solo quando l'impatto sui conti pubblici sarà chiarito. La speranza dei lavoratori è che il costo della recente decisione della Consulta sulle rivalutazioni Istat non metta in forse per l'ennesima volta la flessibilizzazione dell'accesso flessibile al pensionamento.

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