"Come affermiamo da tempo, la Riforma delle Pensioni targata Monti non regge più: non solo per le indicizzazioni, ma anche per il repentino innalzamento dell'età pensionabile oltre i 66 anni di età, che sta bloccando il turn over nelle aziende a danno dei più giovani" spiega il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, a sottolineare come l'attuale situazione stia "creando nuovi poveri tra coloro che perdono il lavoro e debbono aspettare anche 5 o 6 anni per andare in pensione". La situazione appena descritta mette quindi in mostra tutte le criticità di una riforma che è dovuta certamente avvenire in tempi ristretti a causa delle difficoltà finanziarie vissute dall'Italia nel 2011, ma che d'altra parte ha prodotto numerose situazioni di disagio sociale in ampie fasce della popolazione.

Si pensi ad esempio al caso dei lavoratori esodati e dei precoci non salvaguardati, nonostante in Parlamento si siano ormai susseguite ben sei sanatorie (e si stia pensando di approvarne una settima). Oppure ai lavoratori quota 96 rimasti bloccati tra i banchi di scuola. Per non parlare dei disoccupati in età avanzata, essendo troppo giovani per poter accedere alle tutele dell'Inps ed al contempo troppo anziani per potersi reinserire nel mondo produttivo.

Pensioni anticipate e quota 100: Commissione lavoro chiede di unire il tema della flessibilità al nodo delle rivalutazioni Istat

Stante la situazione, non sono certamente mancate negli ultimi mesi le soluzioni proposte dalla Commissione lavoro alla Camera, al fine di flessibilizzare l'accesso dei lavoratori all'Inps.

Tra le più note, non vi è solo la Quota 100 (considerata troppo onerosa dai tecnici dell'esecutivo), ma anche la più parca quota 97, caratterizzata da requisiti piuttosto rigidi: 62 anni di età, 35 di versamenti con una penalizzazione massima dell'8% sul vitalizio erogato. Per i lavoratori precoci si è pensato invece ad un meccanismo di prepensionamento slegato dall'età anagrafica e per il quale sarebbero richiesti 41 anni di contributi versati all'Inps.

Flessibilità previdenziale: l'esecutivo posticipa a giugno un eventuale intervento, ma restano i dubbi

Il Governo ha più volte indicato di voler attendere giugno per effettuare le prime valutazioni rispetto a questi scenari, ma il nuovo rebus della decisione presa dalla Consulta sulle mancate rivalutazioni Istat potrebbe rimettere in discussione le azioni di flessibilità previdenziale.

A tal proposito, l'invito di Damiano rivolto al Governo Renzi ha riguardato la necessità di aprire un tavolo negoziale con i rappresentanti della politica e dei sindacati, al fine di riconsiderare nella sua totalità la Riforma Fornero. In questo modo, si potrebbe portare avanti una vera e propria ristrutturazione della previdenza e dell'assistenza, includendo anche la questione tanto discussa del reddito minimo.

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