Si è un po' attenuata la discussione relativa alla riforma del sistema previdenziale italiano, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale del 30 aprile scorso che ha bocciato una norma della legge Fornero che ha bloccato le indicizzazioni degli assegni pensionistici tre volte superiori al minimo Inps. Il blocco si riferiva alle Pensioni corrisposte negli anni 2012 e 2013. Rimangono, comunque, in piedi le prospettive per l'applicazione della Quota 100, relativamente alla possibile riforma previdenziale che sarà affrontata nei prossimi mesi.

Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, è favorevole all'uscita anticipata al raggiungimento della quota 100

Questa ipotesi è stata messa in evidenza dal presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, la quale darebbe la possibilità ai lavoratori di anticipare la pensione, ad esempio, al raggiungimento dei 62 anni di età con il versamento di 38 anni di contributi. Il disegno di legge di Damiano si trova sul tavolo del governo Renzi ormai da molto tempo. Da quanto è stato evidenziato in alcuni articoli pubblicati dal sito internet di pensionioggi, l'esecutivo sembrerebbe più propenso ad adottare il cosiddetto 'reddito minimo' per chi non ha più lavoro e si trova in un'età compresa tra 55 e 65 anni oppure il 'prestito pensionistico', per quei lavoratori che si trovano a due o tre anni dal raggiungimento della pensione.

Probabilmente, per le novità definitive bisognerà attendere l'approvazione della Legge Finanziaria 2016.

Il governo Renzi dovrà affrontare, quanto prima, la problematica relativa all'opzione donna con il metodo contributivo

Altro nodo da sciogliere è quello relativo all'opzione donna con il metodo contributivo, quella norma che permette alle lavoratrici dipendenti, con 57 anni e 3 mesi di età (un anno in più per quelle autonome) e 35 anni di contributi di andare in pensione anticipata con il meno conveniente metodo contributivo. Questa norma sperimentale, se nulla dovesse cambiare, scadrà il 31 dicembre 2015.