La protesta sotto forma di sciopero del 12 maggio 2015 contro il DDL e gli invalsi interessa il personale della Scuola secondaria di I e II grado ed è indetto dai Cobas. Oltre i Cobas aderiscono anche gli Unicobas, Autoconvocati Roma, USI e ASA. Parteciperanno anche i movimenti degli studenti. Queste sigle hanno proclamato uno sciopero per l'intera giornata. Ma questa non è l'unica forma di protesta a cui è possibile aderire. Altre iniziative prevedono uno sciopero breve e un'astensione dalle mansioni scolastiche. Vediamo di cosa si tratta.

Scuola, sciopero del 12 maggio

USB ha suggerito una forma di protesta alternativa che consiste nel rifiuto di correggere i quiz Invalsi per quanto riguarda la scuola primaria e al rifiuto di somministrarli per quanto riguarda la scuola secondaria. In tal caso bisognerà comunicare la propria adesione allo sciopero breve delle attività aggiuntive o allo sciopero di mansione. Bisogna sapere però che l'adesione allo sciopero breve delle attività aggiuntive (correzione quiz) prevede una trattenuta sullo stipendio di 17,50 Euro l'ora e può essere fatta per massimo quattro ore. La trattenuta per lo sciopero di mansione (rifiuto di somministrazione dei quiz) non è stata ancora quantificata dal Miur, e può oscillare da 0 euro a 17,50 euro l'ora.

Per informazioni dettagliate è bene contattare la sede dei sindacati interessati.

Boicottare gli invalsi e bloccare gli scrutini

I sindacati sono dell'idea che lo sciopero del 12 maggio è fondamentale per dare un forza alla protesta contro la riforma della scuola di Renzi, che il giorno 5 maggio ha visto muoversi per le principali piazze italiane fiumi di docenti e personale ATA.

Le prove Invalsi sono ritenute un punto cardine della riforma ingiusta e un inutile sperpero di denaro pubblico. Nel frattempo si parla anche di blocco degli scrutini finali, promosso da Gilda e Flc-Cgil. Questo viene ritenuto il mezzo più efficace per mettere il Governo con le spalle al muro e costringerlo a prestare attenzione alla maggioranza che non vuole la riforma del DDL scuola 2015. Un sondaggio di Orizzonte Scuola ha verificato che il 97% dei docenti sono concordi con questa forma estrema di protesta, nonostante preveda sanzioni disciplinari.