Da circa una settimana è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo del Jobs act inerente la revisione delle tipologie contrattuali (n. 81 del 15 giugno 2015), nel quale rientra anche la nuova normativa che regola l'attribuzione e i cambiamenti delle mansioni lavorative affidate ai dipendenti. Questa normativa è sempre stata considerata molto importante per il mondo del lavoro, poiché disciplina gli aspetti legali dei rapporti di lavoro, e inoltre contribuisce alla buona gestione della forza lavorativa. La nuova disciplina va incontro sia alle esigenze delle imprese, che adesso potranno beneficiare di maggiori spazi di manovra nell'attribuzione delle varie mansioni al personale interno, sia ai lavoratori, che avranno maggiori tutele.
Cenni sulla vecchia disciplina
La vecchia normativa, che negli anni ha rappresentato una conquista importante per la tutela della professionalità dei lavoratori, è stata introdotta nel nostro ordinamento dallo Statuto dei Lavoratori in vigore da oltre 45 anni. Di fronte al nuovo contesto sociale, fatto di sfide al mercato e di corsa all'innovazione tecnologica, si è mostrata naturalmente sorpassata e inadeguata. Oltretutto, a volte la rigidità della vecchia disciplina non andava incontro alle esigenze dei lavoratori in quanto gli stessi si vedevano costretti a un cambio importante delle proprie mansioni pur non avendo l'impresa un'effettiva esigenza, ma esclusivamente per evitare un licenziamento, vedendosi attribuire mansioni inferiori.
La nuova normativa
Con la riscrittura del decreto delega dell'articolo 2103 c.c., contenuto nella nuova riforma del lavoro, si consente ai datori di lavoro di poter cambiare le mansioni dei lavoratori in due distinti modi: sia assegnando mansioni professionalmente diverse da quelle avute in precedenza, purché relative al medesimo livello d'inquadramento (detta mobilità orizzontale), sia potendo assegnare mansioni inferiori.
A una prima analisi potrebbe apparire che la nuova normativa intacchi il diritto del lavoratore al mantenimento del proprio livello di professionalità, peraltro costituzionalmente riconosciuto, mentre nella realtà i diritti dei lavoratori sono ben tutelati.
Nel caso il datore di lavoro intenda unilateralmente attribuire mansioni inferiori al lavoratore dovrà sottostare a una serie di vincoli imposti dal legislatore, proprio a tutela dei diritti dei lavoratori stessi.
Innanzitutto ci dovrà essere un'effettiva e necessaria riorganizzazione aziendale, di cui i giudici valuteranno la necessità. Inoltre, il cambio di mansione potrà avvenire solo a un livello immediatamente inferiore a quello attuale del lavoratore, oltretutto con il mantenimento della stessa retribuzione. Inoltre, la decisione dell'impresa di voler provvedere a un cambio di mansione per un lavoratore dovrà essere comunicata in forma scritta, pena l'invalidità della decisione stessa.
L'obbligo della formazione professionale
Per l'impresa inoltre ora vi è l'obbligo di accompagnare il cambio di mansione con la relativa formazione che la nuova mansione stessa renderà necessaria. Nel caso in cui le nuove mansioni cambino le condizioni di rischio del lavoratore, come ad esempio l'uso di nuovi macchinari o attrezzature, e il datore di lavoro non provvede a un adeguato aggiornamento professionale, sarà passibile di pesanti sanzioni economiche, permettendo al lavoratore il rifiuto dei nuovi compiti lavorativi.