Negli ultimi giorni il tema Pensioni ha tenuto banco tra le maggiori discussioni nei tavoli di governo, soprattutto sul tema prepensionamento che interessa milioni di lavoratori che aspettano una decisione sul tema. Di riformare il sistema pensionistico italiano se ne parla da tempo, ormai è assodato che la riforma Fornero va cambiata in maniera da rendere più flessibile l'uscita dal mondo del lavoro. Tito Boeri, presidente Inps, ha come idea ben precisa quella di adottare il sistema contributivo come base per il riassetto della pensione anticipata 2015.

Secondo il presidente Boeri, il sistema contributivo sarebbe, ad oggi, l'unica maniera per riequilibrare l'assetto finanziario dell'ente senza scaricare eccessivamente sui lavoratori il peso degli oneri pensionistici. Ma dal Governo arrivano segnali contrastanti riguardo il pensiero e l'idea che ha Boeri del sistema pensioni. Più volte alti esponenti del Pd hanno auspicato la volontà di rendere flessibile il meccanismo di uscita dal mondo del lavoro come il ministro Padoan che ha affermato, di recente, che "il tema della flessibilità in uscita è uno dei primi punti all'ordine del giorno del Governo".

Pensione anticipata: il Governo riapre il tavolo delle trattative contro il parere di Boeri, le novità del 18 giugno

Intanto il Governo Renzi riapre il tavolo delle trattative predisponendo le basi per avere una maggiore flessibilità sulle nuove pensioni. Anche Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, fautore della proposta vede possibile una riforma che permetta ai lavoratori di andare in pensione con 62 anni di età e con 35 di contributi versati, anche se il lavoratore dovrebbe accettare una penalizzazione sull'assegno che al momento sembra dell'8%.

Sembra quindi che siano tutti contro Boeri e contro le sue idee di riformare la quota 100 e rendere il sistema contributivo l'unico sistema sostenibile per la tenuta dei conti. Dopo la notizia della riapertura del tavolo delle trattative sulla pensione anticipata a quota 100 anche le maggiori sigle sindacali Cgil, Fnp Cisl e Uil hanno preso posizione contraria all' idea del presidente Inps, dato che, calcoli alla mano, in 40 anni l'Inps potrebbe risparmiare circa 350 miliardi di euro e perché le pensioni calcolate con il contributivo colpirebbero le fasce più a rischio dei lavoratori.