'Fa bene Renzi a decidere che l'Italia farà da sola nel caso in cui i Governi continentali non diano risposte, basta alle logiche del rigore ottuse imposte dall'UE': è Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, a suonare la carica dopo le presa di posizione di Mario Draghi, che ha esortato il governo Renzi a rivedere le politiche di riforma relative al riassetto del sistema previdenziale. Tante le vertenze interessate dall'invito del presidente della BCE, in primis il caso pensioni lavoratori precoci, in merito al quale si resta in attesa di capire se esistano o meno margini di manovra per assistere alla ratifica della cosiddetta Quota 41.

Draghi ha fatto capire che l'Italia non deve lasciarsi andare allo stanziamento di ingenti risorse da investire nel comparto previdenza, da qui il ritorno all'ipotesi dell'introduzione di un calcolo contributivo integrale (tanto caro a Boeri) che consentirebbe alle casse erariali di risparmiare grossi quantitativi di danaro. Al di là delle specifiche questioni il clima si fa più acceso che mai: da una parte si continua ad assistere ad una sfilza di dichiarazioni di sindacati e membri politici che criticano il comportamento del governo Renzi dinnanzi ai richiami UE, dall'altra aumentano le prese di posizione sul decreto rimborsi che tanto ha fatto infuriare le stesse confederazioni sindacali.



Novità e ultime news pensioni lavoratori precoci: Quota 41 è un'utopia? Damiano incalza l'UE, si chiedono chiarimenti sulla questione contributivo

'Diventano sempre più numerosi i cittadini che si chiedono che diritto ha l'Europa dei burocrati e dei banchieri di imporre la propria volontà ai singoli Stati pretendendo nuovi tagli allo Stato sociale. Vale per la Grecia, ma anche per l'Italia. E' giunta l'ora di dire basta alle logiche del rigore ottuso, targato Germania, che porta il continente al disastro economico e sociale': queste le parole riportate dall'ANSA con le quali Cesare Damiano ha mosso la propria personale dichiarazione di guerra all'UE, accusata di imporre le proprie scelte in modi arbitrari e 'autoritaristici'. Dichiarazioni come quelle di Draghi da una parte mettono sempre più a repentaglio la Quota 41, fondamentale per il caso pensioni lavoratori precoci, dall'altra contribuiscono ad agitare un clima di per se già acceso e difficile da decifrare: 'Per il governo vale più un parametro piuttosto che la tutela dei propri cittadini. Renzi permette che un limite imposto da altri strozzi i diritti dei nostri pensionati. Gli altri Paesi del 3% se ne infischiano se in gioco c'è l'interesse nazionale' ha dichiarato ad esempio Roberto Simonetti della Lega Nord.



In un contesto economico così precario non può non tornare a guadagnare punti l'ipotesi di introduzione del contributivo per tutti - non solo per i lavoratori precoci quindi - con Emanuela Munerato del gruppo misto ad aver chiesto dei chiarimenti: 'Secondo quanto emerge dai dati degli osservatori statistici dell'INPS, su circa 9,4 milioni di trattamenti pensionistici di vecchiaia e anzianità in essere a fine 2014, sono quasi 230.000 gli italiani in pensione da prima del 1980 contro i 63,3 del 2014 - si legge sull'interrogazione della Munerato - A giudizio dell'interrogante destano preoccupazione le continue dichiarazioni del presidente dell'INPS Tito Boeri in merito ad una bozza di proposta di ricalcolo degli assegni in essere, il governo deve fare chiarezza'. Anche i diretti interessati vogliono delle risposte, ecco che alcuni membri del gruppo Facebook 'Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti' (qui il link alla pagina: https://www.facebook.com/groups/lavprcoc/?ref=ts&fref=ts) stanno organizzando una manifestazione di piazza per giorno 16 luglio, quando il ministro Poletti incontrerà i sindacati. Gli interessati possono rivolgersi agli amministratori del gruppo per chiedere ulteriori informazioni.