'La flessibilità nell'ambito del sistema contributivo è sostenibile e se si può garantire maggiore possibilità di scelta ai lavoratori perché non farlo?': sicuro e certo di aver tracciato la giusta via, il presidente Inps Tito Boeri è tornato a ribadire l'importanza di configurare l'adozione del sistema contributivo per tutti i lavoratori anche se solo su base volontaristica. La misura potrebbe dunque abbracciare più vertenze, in primis il caso pensioni lavoratori precoci, ma l'impressione è che il noto economista parli di questo tipo di manovra con eccessiva 'leggerezza': al centro di provvedimenti così delicati da un punto di vista sociale c'è la possibilità per migliaia e migliaia di lavoratori di avere davanti un futuro post lavoro sereno e dignitoso.

Da questo punto di vista non sarebbe certo uno scherzo bilanciare delle uscite anticipate con la ricezione di assegni che in media saranno più bassi del 30% specie per un paese dove le Pensioni minime non esistono più. Il prepensionamento andrebbe costruito su basi più solide e più orientate al sociale senza prevedere necessariamente delle penalizzazioni che 'finanzino' la manovra. Di capitoli di spesa non toccati o non considerati dal governo ce ne sono infatti tantissimi: lo stesso Boeri, a margine del proprio insediamento, annunciò che avrebbe lavorato per eliminare 'le enormi sperequazioni' presenti nel nostro sistema previdenziale, ma sino a questo momento ogni provvedimento ipotizzato prevede una forma di finanziamento indiretta da parte dei lavoratori stessi.

E' tornato a parlare di previdenza ed esodati anche Cesare Damiano, sempre più certo di come il proprio ddl sia il migliore possibile.

Novità pensioni precoci ed esodati, basta al prepensionamento autofinanziato: Damiano pressa il premier Renzi, Boeri sponsorizza il contributivo

'Le pensioni di chi decidesse di anticipare la propria uscita dal lavoro devono essere più basse, altrimenti significherebbe trasferire il costo dell'operazione sulle generazioni future' ha dichiarato la scorsa settimana il presidente Boeri a margine dell'ultima audizione tenuta in Commissione Lavoro. L'intento di non voler trasferire l'onere dei nuovi provvedimenti in tema di prepensionamento sulle spalle delle generazioni a venire appare condivisibile, d'altro canto però non è neanche pensabile che ogni manovra si possa basare su rinunce e sacrifici da doversi imporre a quelle presenti. Si perché il contributivo questo prevedrebbe, con conseguenze incalcolabili da un punto di vista sociale ma anche economico. Parlando di pensioni lavoratori precoci continuano a latitare proposte ad hoc, ecco che la possibilità di uscita dal lavoro a fronte dell'ok al sistema contributivo potrebbe divenire più di un'ipotesi: perché però ci chiediamo noi, i lavoratori precoci dovrebbero accettare di andare in pensione dopo più di 40 anni di lavoro a condizioni economiche poco vantaggiose?



E' tornato a parlare di previdenza anche il presidente della Commissione Lavoro Damiano, che esulando dai soli lavoratori precoci ha tracciato la via del processo di riforma: 'Il tema della flessibilità del sistema pensionistico da noi sollevato sta diventando centrale nel dibattito politico. Abbiamo presentato anche un ddl che consentirebbe di andare in pensione a partire dai 62 anni d'età purchè si siano maturati 35 anni di contributi e si accetti una penalizzazione massima dell'8 %'. Un provvedimento che secondo Damiano guarda 'al futuro e che non pensa solo agli attuali over 60. L'idea è quella di non creare nuovi poveri e di favorire l'ingresso dei giovani nel lavoro attraverso lo sblocco del turnover'. Damiano ha recentemente interpellato Boeri anche sul caso esodati sentendosi rispondere che presto si arriverà alla settima salvaguardia con una platea di beneficiari che sarà 'la più ampia possibile'. E Voi che cosa pensate? Accettereste assegni calcolati col contributivo pur di abbandonare prima l'impiego? Dateci un parere commentando l'articolo qui sotto!