Sembra potersi avvicinare finalmente il momento di un intervento strutturale nel settore della previdenza, sebbene non risultino ancora chiare le modalità con cui si interverrà per flessibilizzare l'accesso all'Inps nei confronti dei tanti soggetti che stanno vivendo una situazione di difficoltà. Lavoratori precoci ed esodati non salvaguardati, disoccupati e inoccupati in età avanzata, dipendenti della scuola quota 96 e opzione donna; sono moltissimi i casi in attesa di una risposta, nonostante i Governi che si sono succeduti a partire dal 2011 abbiano realizzato una lunga serie di salvaguardie parlamentari (si parla ora della settima solo per il caso degli esodati) e di sanatorie ad hoc.
Ma nonostante ciò, il disagio sociale è continuato a salire negli scorsi anni, soprattutto perché è venuta a mancare una misura di sostegno strutturale proprio nel momento in cui se ne sentiva maggiormente il bisogno, visto che la crisi economica ha generato un vasto disagio sociale. Ora il Governo sembra finalmente intenzionato ad intervenire ed ha promesso di apportare dei correttivi in grado di flessibilizzare l'accesso alla pensione già a partire dalla prossima legge di stabilità.
Flessibilità in accesso all'Inps e riforma della previdenza: ecco quali sono le attuali ipotesi di cambiamento allo studio del Governo
Stante la situazione, l'esecutivo sarà chiamato principalmente a districarsi tra le tante ipotesi di flessibilizzazione che sono state proposte negli ultimi mesi, a partire da quelle siglate dalle Commissioni lavoro di Camera e Senato, che vorrebbero riattivare dei meccanismi di uscita a Quote.
Tra questi spicca la Quota 97 con sbarramento a sessantadue anni (più 35 anni di versamenti e una penalità massima dell'8%) in sostituzione della famigerata quota 100, che doveva permettere l'uscita a 60 anni di età con 40 di contribuzione ma che risultava troppo onerosa per le casse pubbliche. Ai lavoratori precoci potrebbe essere invece destinata la misura di un meccanismo di prepensionamento slegato dall'età e per il quale sarebbero richiesti almeno 41 anni di versamenti.
Decisamente contrario a queste ipotesi il Presidente Inps Tito Boeri, che si è detto invece favorevole ad un meccanismo simile a quello già in essere per l'opzione donna, che però prevede il penalizzante ricalcolo contributivo della mensilità erogata. Altre ipotesi meno discusse sono quelle di un contributo versato da parte dei datori di lavoro, che potrebbero ottenere importanti benefici attraverso il ricambio generazionale dei propri dipendenti.
Mentre un'alternativa in attesa di conferma a costo zero per le casse pubbliche consiste nell'apertura delle Pensioni anticipate derivanti dai fondi pensione e dal secondo pilastro previdenziale, con criteri di beneficio più larghi rispetto a quanto non avviene ora per la previdenza pubblica.
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