Mentre si cerca l'intesa sulla riforma della scuola in modo da poter procedere con le assunzioni dei docenti precari entro il prossimo settembre, continua il confronto sulla riforma Pensioni nell'agenda del governo. Una delle aree della minoranza del Partito democratico che si sta organizzando per dare un spinta propulsiva al governo cercando di migliorare anche alcuni provvedimenti a partire dal Jobs act inserisce fra le priorità da affrontare la riforma delle pensioni con l'inserimento di nuovi meccanismi per la flessibilità in uscita dal lavoro verso nuove forme di prepensionamento.

Riforma pensioni, la minoranza del Partito democratico si riorganizza e incalza il Governo Renzi

Due, in particolare, le proposte inserite nel programma di "Sinistra è cambiamento", la nuova area riformista dei dem lanciata nei giorni scorsi alla Camera da Cesare Damiano, Maurizio Martina, Micaela Campana e Paola De Micheli, Luciano Pizzetti, Enzo Amendola, Matteo Mauri e altri parlamentari che saranno una spina nel fianco del premier ma che hanno subito detto di lavorare per l'unità del Pd e non per affondare il governo. Anche se in politica tutto è possibile e nel Pd si sa ormai come vanno le cose, tanto per fare un esempio basta citare quel famoso tweet #enricostaisereno scritto da Renzi qualche giorno prima di scalzare Letta dalla poltrona di Palazzo Chigi.

Ma quella è ormai una storia passata. La "Sinistra del cambiamento" guarda avanti lanciando le proprie proposte chiedendo al governo di prenderle in considerazione.

Pensione anticipata, le proposte di 'Sinistra è cambiamento' nel segno della flessibilità

I dem riformisti propongono nel quadro della riforma pensioni la pensione anticipata con 41 anni di contributi pensionistici e senza penalità a prescindere dal sesso e dall'età dei lavoratori.

L'altra proposta, inevitabilmente sempre nel segno della flessibilità in uscita anche per consentire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro oltre che l'accesso al sistema pensionistico degli anziani, è quella che prevede il prepensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi previdenziali e massimo l'8% di penalizzazione che comunque sarà decrescente, mentre sono previsti dei "premi", una maggiorazione della pensione, per chi sceglie di uscire dal lavoro dopo i 65 anni.