Una nuova polemica è pronta ad investire il governo, dopo le numerosi discussioni sulla riforma della Scuola: una polemica che riguarda i concorsi della Pubblica Amministrazione e che, quindi, finisce per collegarsi direttamente (e pericolosamente...aggiungiamo noi) al mondo della scuola.

La questione riguarda un emendamento alla riforma PA, votato ieri alla Camera, che potrebbe causare un vero e proprio terremoto nei concorsi pubblici, oltrechè nel mondo universitario e nella valutazione delle competenze: da oggi, il punteggio nei concorsi pubblici non verrà determinato solo dal voto conseguito alla laurea ma anche dall'ateneo di provenienza.

Riforma PA, concorsi e punteggi: non basterà il voto della laurea

L'emendamento 13.38 della riforma PA recita che non sarà più sufficiente il 'mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso ai concorsi'. Il voto dovrà essere rapportato 'a fattori riguardanti l'istituzione che lo ha assegnato e alla media di voto inerente a classi omogenee di studenti'.
In pratica, per accedere ad un concorso pubblico, servirà non solo ottenere un buon voto finale, ma conseguito in un'università ben 'valutata' e che preferibilmente non sia stato troppo generoso: infatti, se la media dei voti di laurea assegnati in quell'università, in quel determinato anno e in quella disciplina, risultasse troppo alta, c'è il rischio di non poter accedere ad un concorso. Insomma, la faccenda si complicherà e non di poco.

Scuola e concorsi: M5S protesta 'Nuovo colpo mortale, vicini alla Buona Università'

La reazione dell'opposizione all'emendamento sulla PA è stata particolarmente 'violenta'. In particolar modo il Movimento Cinque Stelle ha parlato di 'nuovo colpo mortale che la maggioranza e il governo stanno assestando al sistema pubblico d'istruzione': i grillini parlano di volontà di spazzar via definitivamente i principi di uguaglianza, già cancellati con la riforma sulla scuola.
'Con questa nuova porcata' ribadiscono gli esponenti del Movimento Cinque Stelle 'si realizza il pericolosissimo disegno di un governo orientato palesemente verso il settore privato'.
Si parla inoltre di spaccatura del Paese in due, tra cittadini di serie A e di serie B, di persone che si possono permettere il 'meglio' e persone, invece, che può contare solo sulle proprie capacità, non disponendo di cospicue risorse economiche.
Dopo la 'Buona Scuola', questo emendamento alla riforma PA, dicono i 'grillini', rappresenta l'antipasto alla 'Buona Università'.