Continua a crescere il malumore intorno alla riforma Pensioni 2015, che punta a rendere più flessibili i criteri d'accesso al prepensionamento, rispetto a quelli attualmente in vigore, fissati al'interno della Legge Fornero: ma la decurtazione dell'assegno, proposto dal Governo Renzi, non piace né agli italiani, né ai sindacati, che hanno dato il via ad una serie di dibattiti e polemiche al riguardo.

Anche la Banca Centrale Europea si schiera contro le modifiche programmate dal Governo Renzi al piano pensioni che comporterebbe dei costi troppo alti da affrontare, per un paese come il nostro con ancora un piede nella crisi.

Le proposte del Governo Renzi

Uno degli obiettivi principali posti in essere dal Governo Renzi per la prossima Legge di Stabilità, che verrà approvata entro fino anno, è il prepensionamento, perno della futura riforma delle pensioni. Il Governo starebbe infatti discutendo su una serie di soluzioni da applicare, per rendere l'accesso al prepensionamento molto più facile rispetto ad oggi: ovviamente con un "prezzo da pagare".

A seconda dell'età e dei contributi versati, infatti, si subirebbe una decurtazione dell'assegno pensionistico, seguendo i criteri elencati di seguito:

  • Pensione anticipata a 62 anni di età, a patto che si siano versati 35/38 anni di contributi: questo porterà a una decurtazione non ancora specificata, dell'assegno che si andrà a percepire.
  • Con 41 anni di contributi versati invece, si potrebbe accedere al prepensionamento senza subire la decurtazioni dell'assegno
  • Per le donne invece, l'età per accedere al prepensionamento si abbassa di netto: 57 anni di età e 35 di contributi versati, acquistando diritto all'intera pensione contributiva.

Il No dell'Unione Europea alla Riforma delle Pensioni del Governo Renzi

Le proposte alla base della possibile Riforma delle Pensioni 2015 hanno suscitato un atteggiamento negativo anche da parte della Banca Centrale Europea, preoccupata per l'equilibrio dei conti pubblici del nostro paese: la Riforma comporterebbe un costo di oltre 10 milioni di euro per l'Italia.

Tali spese, stando a quanto dichiarato dalla BCE nel Bollettino economico, non possono essere affrontate dall'Italia, visto il calo di produttività subito dal nostro paese in questi anni, al seguito dell'aumento della disoccupazione.

Le conseguenze della Riforma delle Pensioni 2015 secondo la Banca Centrale Europea

Un'uscita anticipata dal lavoro, anche se equilibrata da nuove assunzioni, provocherebbe un buco troppo amplio nelle casse dello Stato Italiano, su cui incombe anche la minaccia di un passivo dell'INPS, ipotizzato dalla Commissione economico-finanziaria nel periodo di tempo che andrebbe dal 2014-2023.