Mentre si discute ancora di riforma pensioni per il 2015 e gli schieramenti sono quanto mai variegati, da Cesare Damiano con le sue proposte di Quota 97 e 100 a Tito Boeri con il suo contributivo fino a Giuliano Poletti che inaugura tavoli istituzionali con i sindacati dei pensionati dove di tutto si parla tranne che di una riforma per la flessibilità in uscita, le ultime notizie raccontano che il premier Matteo Renzi ha stupito tutti formulando una proposta di riforma del fisco che prevedrebbe un 'taglio' alle tasse nell'ordine di 50 miliardi di euro in soli 5 anni: nel 2016 l'eliminazione delle tasse sulla prima casa, nel 2017 taglio dell'Ires, nel 2018 riforma degli scaglioni Irpef.

La decisione di Matteo Renzi ha stupito realmente tutti e la prima domanda che è stata evocata è stata la seguente: se ci sono tagli possibili da 50 miliardi di euro alle tasse, perché la proposta di riforma Pensioni 2015 di Cesare Damiano, il cui costo è stato valutato nell'ordine di 8-10 miliardi di euro, è considerata troppo 'salata' per le casse dello Stato? Secondo i sindacati, è molto semplice la risposta: le riforme proposte da Matteo Renzi non servirebbero a risollevare l'Italia ma a perseguire il mantra della UE e della BCE che invoca un taglio sempre maggiore del welfare state. Quest'ultimo, di cui ovviamente fa parte anche il sistema previdenziale, viene finanziato con le tasse: un abbassamento radicale della pressione fiscale significherebbe né più né meno che un taglio alle politiche sociali.

L'attacco dei sindacati e della minoranza del PD è stato diretto: l'eliminazione della tassa sulla prima casa a tutti, compresi coloro che hanno ville e case di lusso, è una manovra sballata, la domanda è perché non eliminarla soltanto a coloro che vantano un reddito medio-basso.

Ultime notizie governo Renzi 24-07 riforma pensioni 2015

Sulla questione della mancata riforma pensioni per il 2015 e sulle promesse di Matteo Renzi è intervenuto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera. Durante un convegno organizzato dall'Associazione Puntoeacapo, il rappresentante della minoranza PD ha ribadito che l'unica via d'uscita per stemperare i rigori e le iniquità della riforma pensioni Fornero è l'inserimento del meccanismo di flessibilità in uscita mediante le quote.

Durante il dibattito si è parlato anche di un prelievo sulle pensioni più late: l'unica sostenibilità è quella di un contributo di solidarietà per gli assegni che superano i 90mila euro annui e i 5mila euro mensili. Nel frattempo, il premier Matteo Renzi sembra voler far saltare il banco della riforma delle pensioni 2015 e rinviare tutto: si parla addirittura del 2018 e la via che avrebbe scelto il Presidente del Consiglio sarebbe quella di detassare le pensioni, misura che però non risulta essere strutturale e non risolve per nulla il nodo della legge Fornero.

Insomma, la promessa di una proposta di riforma pensioni per il 2015 da parte del governo Renzi sembra essere del tutto saltata: Giuliano Poletti l'aveva annunciata per giugno, poi si è passati a luglio, infine se ne riparlerà a settembre.

I tempi per l'inserimento della misura nella legge di stabilità 2015 diventano sempre più stretti. Cesare Damiano, comunque, sembra essere fiducioso. Per ulteriori aggiornamenti e ultime notizie su tutte le questioni politiche ed economiche riguardanti la riforma delle pensioni 2015 del governo Renzi, il consiglio è di cliccare su 'Segui', il pulsante in alto sopra il titolo dell'articolo.