Il mese di luglio si è rivelato una grande delusione sul fronte della riforma pensioni 2015: le ultime notizie raccontano come il governo Renzi abbia preso altro tempo per valutare le varie proposte di trasformazione della previdenza. A fronteggiarsi, come è oramai risaputo, suono il contributivo di Tito Boeri, neopresidente dell'Inps, e la Quota 100 di Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera. Da più parti ci si chiede per quale motivo Matteo Renzi stia prendendo ancora tempo e quale sia la sua strategia: è chiaro come l'idea di Damiano sia difficilmente realizzabile, almeno fino a quando l'Europa sarà con il fiato sul collo dell'Italia - i costi della manovra sono valutati troppo alti, si parla di una cifra tra gli 8 e i 10 miliardi euro; è altrettanto chiaro, però, come la proposta di Tito Boeri piaccia al governo Renzi e non dispiaccia in definitiva neanche all'Europa, perché a questo punto non ci si muove in questa direzione?
L'idea che si sta facendo sempre più avanti è che Matteo Renzi sia schiacciato tra l'incudine e il martello: da un lato, è consapevole che la proposta di Boeri, qualora venisse appoggiata ufficialmente dal governo, potrebbe significare per il Partito Democratico il tracollo elettorale; dall'altro una riforma pensioni 2015 sulla scia della proposta di Damiano potrebbe significare una nuova luna di miele con il suo elettorato ma anche un contrasto difficilmente gestibile con l'Europa.
La strategia di Renzi: ultime notizie riforma Pensioni 2015
Le ultime notizie sul fronte della riforma pensioni 2015 confermano quale sia l'andamento del tavolo istituzionale tra il governo Renzi e i sindacati: se si è discusso di temi importanti come la povertà e la salvaguardia del reddito degli anziani in relazione con l'inflazione, dall'altro non si è discusso assolutamente di flessibilità in uscita.
Insomma, la riforma pensioni Fornero sembra essere ancora un tabù. Intanto, le proteste dal basso crescono sempre di più: il rinvio prima a giugno, poi a luglio e poi a data da destinarsi (con la possibilità che slitti tutto al 2016-2017) sembra essere stato costruito a tavolino. La danza delle proposte viene interpretato come un teatro delle parti: Tito Boeri è il tecnico-professore che studia i meccanismi previdenziali, produce 'idee' innovative e rappresenta il lato 'intellettuale'; Cesare Damiano rappresenterebbe, invece, il volto 'buono' del PD, necessario, secondo molti analisti e sondaggisti, per evitare il crollo del Partito Democratico; Giuliano Poletti è il renziano di fiducia che non sembra essere in grado di imporre la propria personalità su decisioni di un certo spessore.
Tra questi protagonisti, spicca ovviamente Matteo Renzi che, invece, rappresenterebbe l'uomo solo al comando, colui che deve salvare l'Italia dal tracollo e l'unico capace di contrattare con l'Europa.
Insomma la mediazione tra l'elettorato e l'Europa, in questa fase, sembra essere molto complessa e Matteo Renzi deve valutare a pieno la ricaduta elettorale delle sue decisioni (la riforma della scuola ha eroso il suo consenso, forse più di quanto si creda): a farne le spese per il momento sembra essere proprio la sempre più evanescente riforma pensioni 2015. Per ricevere aggiornamenti sul governo Renzi e la materia previdenziale, consigliamo di cliccare su "Segui" in alto poco al di sopra del titolo dell'articolo.