Per mesi il mondo scolastico ma anche una buona parte della sfera politica ha espresso la propria disapprovazione verso la nuova riforma della Scuola: fino alla firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sono stati lanciati appelli, sono state organizzate manifestazioni e scioperi eclatanti. Tutto ciò è risultato invano, anche per l'evidente rifiuto da parte del governo di ascoltare le critiche che giungevano copiose da ogni parte.

Ancor prima che il ddl 'Buona Scuola' diventasse legge, si parlava già di referendum abrogativo, proprio perchè la stragrande maggioranza dei docenti era ormai consapevole che non c'era più nulla da fare per riuscire a fermare l'iter parlamentare della riforma.

Ma un immediato quesito referendario è la soluzione più giusta per dire no alla legge N. 107/2015?

Comitato Lip per la Scuola: nessuna fretta per diventare inattaccabili 

Secondo il Comitato Lip per la scuola non lo è affatto, sostenendo che la fretta non sarà di certo amica della scuola: il comitato di Legge popolare, riunitosi in una vasta assemblea il 12 luglio scorso, ritiene che sia necessaria soprattutto condivisione di intenti, rigore, serietà ma anche tempi più lunghi di riflessione. Si sostiene, infatti, che solo tramite una più attenta riflessione si riuscirà a proporre un quesito referendario che possa risultare inattaccabile oltre a cercare una comunioni di intenti tra le diverse forze e movimenti che hanno dato vita alla mobilitazione.

Referendum abrogativi: LIP scuola contro quesiti Civati e Comitato Leadership

Il Lip Scuola, invece, si chiede come mai siano già state prese due iniziative referendarie differenti, nate soprattutto in seguito a reazioni istintive e 'viscerali' contro il governo Renzi.

Il Comitato si riferisce naturalmente al quesito referendario depositato nei giorni scorsi da Giuseppe Civati, 'ribelle' PD e leader del nuovo movimento politico denominato 'Possibile' e a quello promosso dal Comitato nazionale 'Leadership alla scuola' e già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: il Lip accusa Civati di volersi fare pubblicità politica sulle spalle della scuola, mentre per quanto riguarda la seconda iniziativa referendaria si nutrono forti dubbi sia sulle alleanze che si sono costituite per l'occasione, sia sul successo di un quesito referendario totalmente abrogativo, spinto per altro da una fortissima campagna social. Quale sarà la strada più giusta per dire NO alla riforma Buona Scuola