Un primo passo è stato già compiuto: il quesito referendario riguardante la riforma Buona Scuola è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. La proposta è nata dal Comitato nazionale 'Leadership alla scuola' e avrà come obiettivo finale l'abrogazione in toto della legge N. 107/2015 approvata dalla Camera in via definitiva il 13 luglio scorso.
Ora, però, viene la parte più difficile, visto che le 500.000 firme necessarie affinchè il quesito referendario diventi referendum vero e proprio da sottoporre a tutti i cittadini italiani, dovranno essere raccolte entro e non oltre il 25 settembre prossimo.

Referendum contro Buona Scuola: l'iniziativa Comitato nazionale Leadership alla scuola

Un elemento che fa pendere a sfavore della buona riuscita dell'iniziativa è rappresentato dal fatto che la chiusura delle scuole non faciliterà la raccolta delle firme ma la vasta campagna pubblicitaria promossa nei vari gruppi social come Facebook e WhatsApp sta supplendo efficacemente all'inevitabile disagio del periodo estivo.
Ogni cittadino italiano potrà apporre la propria firma negli uffici comunali di tutto il territorio nazionale; inoltre, il movimento referendario ha già annunciato il proprio impegno nella propaganda attraverso strutture apposite che verranno allestite già nei prossimi giorni, nelle piazze di molte città italiane, al fine di accelerare la raccolta delle firme.

M5S e mozione regioni contro riforma scuola Renzi

Parallelamente all'iniziativa del Comitato nazionale 'Leadership alla scuola' è partita anche l'iniziativa promossa dal Movimento Cinque Stelle che intende proporre alle varie giunte regionali l'inoltro di mozioni contro la Buona Scuola renziana. 
A questo proposito, l'onorevole Silvia Chimienti, membro della Commissione Lavoro alla Camera, Jacopo Berti, capogruppo 'grillino' alla regione Veneto e Nicola Morra, capogruppo M5S al Senato stanno organizzando i ricorsi e le azioni legali da sottoporre ai vari consigli regionali, almeno in quelli (undici) dove sono presenti membri del partito di Beppe Grillo. 
Il vantaggio di questo percorso riguarda soprattutto i tempi di riuscita: come, infatti, sottolineato dagli esponenti del Movimento Cinque Stelle basterà l'azione congiunta di cinque regioni per concretizzare immediatamente la proposta referendaria, senza la necessità di correre nella raccolta firme per raggiungere il 'quorum'. 


Sono queste, dunque, in pratica, le due strade che verranno percorse dal settore della scuola per dire NO alla riforma Renzi, in attesa di vedere quali saranno le decisioni prese dai sindacati dopo l'esame approfondito del contenuto della legge da parte di avvocati specializzati in materia e incaricati di rilevare tutti gli aspetti incostituzionali ad essa collegata.