A decidere dev’essere l’età anagrafica e non quella contributiva’, firmato Tito Boeri. Il presidente in carica dell’INPS non perde mai l’occasione di parlare ed esprimersi e quando lo fa si sollevano mari e oceani. L’idea dell’ex economista della Bocconi è molto semplice: la prossima manovra previdenziale non deve tenere conto dell’età contributiva di un individuo, e dunque dell’effettivo numero di anni spesi al lavoro, ma solo dell’età anagrafica. Un modo di pensare che ci limitiamo a definire iniquo e ingiusto per chi ha iniziato a lavorare in tenera età come i lavoratori precoci, ai quali, secondo Boeri, andrebbero dunque chiesti 45 o 46 anni di lavoro prima di concedere il pensionamento.

Le ultime news sulle Pensioni per i precoci si rifanno però anche alla manovra che in senso più ampio si sta mettendo a punto dalle parti di Palazzo Chigi: a lanciare l’indiscrezione è il Sole 24 Ore che parla di una possibile pensione anticipata con uscita a 63 anni di età e 30/35 anni di contributi minimi, il tutto accompagnato da penalizzazioni massime del 12%. Nonostante le proposte fiocchino da ogni dove non è ancora detto che in Legge di Stabilità si assista ad una manovra previdenziale, ecco che il leader di CISL Anna Maria Furlan ha per l’ennesima volta esortato il governo Renzi a smetterla di ‘fare il gioco delle tre carte’. Anche il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano non ci sta e reagisce.

Notizie pensioni lavoratori precoci: per Boeri conta solo l’età, Damiano esprime i suoi dubbi ma tende la mano a Renzi

Le ultime news sul caso pensioni lavoratori precoci si snodano dunque attorno alle dichiarazioni di Tito Boeri ma vedono un importante riflesso anche nel pensiero di Cesare Damiano. L’ex ministro ha molti dubbi sull’effettiva possibilità di inserire in Legge di Stabilità e in contemporanea ‘la settima salvaguardia per gli esodati, l’Opzione Donna e la flessibilità in uscita’.

‘Sarebbe stato preferibile, ha proseguito il numero uno della Commissione Lavoro, definire subito i primi due argomenti anche perchè questa scelta del Governo carica la Legge di Stabilità di grandi responsabilità ed aspettative’. Aspettative che questa volta non andranno disattese ma che rischiano di essere mortificate da dichiarazioni come quelle di Boeri, stando al quale bisogna considerare solo l’età anagrafica e non quella contributiva.

Una dichiarazione che ha dell’inverosimile anche perché sposando questa prospettiva non si terrebbe conto dell’unico vero parametro che abbia un valore, ovvero gli anni spesi sul posti di lavoro.

Novità e ultime news pensioni precoci: uscita 63+35 e penalizzazioni al 12%, Padoan fa i conti ma Furlan non ci sta

Al di là di dichiarazioni più o meno condivisibili e proposte più o meno vagliabili, è il Sole 24 ore a svelare la via che starebbe battendo il governo Renzi. L’idea allo studio è quella di prevedere un pensionamento anticipato a 63 anni con 30 o 35 anni di contributi e penalizzazioni al 3-4% l’anno sino ad un massimo tra il 10 e il 12%. L’ipotesi c’è ed è innegabile ma non vi è alcuna certezza sul fatto che in Legge di Stabilità si assista ad una sua concreta attuazione.

Renzi potrebbe anche optare per una risoluzione dei casi esodati e Opzione Donna per poi strutturare un disegno di legge collegato che inserisca la flessibilità in uscita in modi più moderati e a beneficio di una platea che dovrebbe andare progressivamente allargandosi nel tempo. Troppe le incertezze dunque come ricordato anche da Anna Maria Furlan: ‘Il Governo non può confondere i termini della discussione, facendo il gioco delle tre carte su esodati, opzione donna e flessibilità pensionistica - ha tuonato il leader del sindacato bianco - ci vuole chiarezza’. Almeno quella Renzi potresticoncederla. Sarebbe a costo zero.