Parliamoci chiaro, qualsiasi proposta, idea o invenzione per la riforma delle pensioni e quindi della flessibilità in uscita, sono lecite, ma improponibili. Il motivo è chiaro, il Governo non ha soldi a disposizione per attuare una riforma che consenta, in primo luogo di eliminare la Legge Fornero ed in secondo luogo di consentire ai lavoratori di poter andare in pensione prima. L’unica soluzione sarebbe far pagare il conto ai lavoratori e forse alle aziende. La soluzione sarebbe così: “volete andare in pensione prima? Io ve lo concedo ma poi mi restituite tutto”.

Stiamo parlando del prestito pensionistico di cui si sta parlando in questi ultimi giorni e su cui è tornato Padoan che è il promotore di questa idea.

Come funzionerebbe?

L’uscita anticipata dal lavoro, nel vero senso della parola, avrebbe effetto sulle casse dello Stato che dovrebbe garantire subito i soldi necessari a pagare le Pensioni ai nuovi pensionati. Secondo la teoria del prestito pensionistico invece, questi soldi li anticiperebbe l’Azienda per cui il lavoratore presta servizio. Anzi, il datore di lavoro dovrebbe anche continuare a versare i contributi mancanti al lavoratore fino al raggiungimento dei veri requisiti per andare in pensione. Il lavoratore e neo pensionato (ma noi diremmo neo indebitato) andrebbe prima in pensione, ma sarebbe tenuto a restituire poco alla volta i soldi ricevuti in anticipo, una volta andato in pensione definitivamente e con tutti i requisiti necessari.

Le casse pubbliche sarebbero al sicuro, le Aziende ci rimetterebbero poco rispetto alla attuale Legge Fornero ed il lavoratore andrebbe in pensione prima, ma a spese sue.

Si parla di part-time lavorativo

Altra via “low cost” per il Governo sarebbe anche il prepensionamento dei lavoratori prossimi alla pensione. Con quest’altra idea, il lavoratore a cui mancano un paio di anni per il raggiungimento dei requisiti per la pensione, potrebbe optare per lasciare il lavoro poco per volta.

Si tratterebbe di una riduzione di orario di lavoro che passerebbe da full-time a part-time. Il datore di lavoro pagherebbe al lavoratore solo le ore che effettivamente svolge in azienda mentre toccherebbe all’INPS pagare la parte mancante fino al raggiungimento del vecchio stipendio. Anche se più salata del prestito pensionistico, anche questa sarebbe una soluzione a basso costo per il Governo.

Qualsiasi via alternativa sarebbe costosa nell’immediato anche se hanno ragione quelli che pensano che nel lungo periodo, l’uscita anticipata dal lavoro provochi effetti benevoli sotto il profilo occupazionale (basti pensare ai nuovi lavoratori che sostituirebbero i pensionati) e sotto quello dei conti pubblici. Il problema vero non è il futuro, o almeno non è il problema centrale con cui deve fare i conti Renzi, ma è l’immediato.