Una legge di Stabilità 2016 tra "luci e ombre", con la riforma Pensioni con "grande assente", quella varata nei giorni scorsi dal Governo Renzi e che probabilmente sarà modificata in alcuni punti salienti durante l'esame parlamentare. Insoddisfatta da questa manovra di bilancio resta anche la minoranza del Pd: una "partita persa" quella dell'inserimento di nuove forme di flessibilità per uscire prima dal lavoro e accedere alla pensione anticipata.
Legge di Stabilità 2016 tra luci e ombre
Un tema che non è cosa da poco conto quello delle pensioni, sia in termini di conti pubblici, sia in termini di consenso elettorale ma anche di giustizia sociale.
Un tema a cui tiene particolarmente la minoranza dem a maggior ragione dopo le promesse di Renzi che hanno alimentato in questi mesi aspettative per i prepensionamenti, seppur con qualche penalità, qualche anno prima rispetto ai requisiti richiesti dalla legge Fornero. Secondo Bersani, Cuperlo, Damiano, D'Attorre, Speranza, Ginefra e altri parlamentari della minoranza dem un "grave errore" non intervenire sulle pensioni in questa manovra di bilancio. Per questo occorre adesso "riequilibrare" la legge di Stabilità e spostare più fondi nei capitoli sociali, nel contrasto alla povertà e nelle misure per il lavoro. A indicare la linea della minoranza dem è il presidente della commissione Lavoro della Camera in un'intervista pubblicata oggi (domenica 18 ottobre) su L'Unità, il giornale del Pd ritornato recentemente in edicola in versione renziana dal quale il presidente del Consiglio recentemente ha rilanciato l'impegno dell'esecutivo, disatteso nella manovra, sulla riforma pensioni e in particolare su nuovi elementi per la flessibilità in uscita verso la pensione anticipata.
Riforma pensioni, battaglia in Parlamento
"Per noi la battaglia continua", ha avvertito Cesare Damiano. "Questa misura - ha aggiunto - è ormai ritenuta indispensabile da parte di tutti per correggere un sistema troppo rigido". Damiano si dice "pronto a dimostrare a Renzi" che nel sistema previdenziale può essere inserita la "flessibilità a costo zero consentendo ai lavoratori - ha spiegato rilanciando il suo ddl all'esame della commissione Lavoro di Montecitorio - di uscire dal lavoro a partire dai 62 anni, con 35 anni di contributi e con penalizzazione - ha spiegato - fino all'8%".
Il ddl Damiano prevede penalità decrescenti che partono dall'8% se si va in pensione a 62 anni e che scendono progressivamente se si va in pensione a 63, 64 o 65 anni. Mentre sono previste delle premialità crescenti per chi va in pensione a partire dai 66 anni. La "battaglia" interna al Pd è solo all'inizio, ma non sembra prevedere nuovi "strappi" dopo quelli di Civati e Fassina. "Mi batterò in Parlamento - ha spiegato Damiano a L'Unità - per modificare la manovra e trasformare - ha sottolineato - gli aspetti negativi in positivi".