Le ultime notizie che giungono in queste ore, mettono in evidenza che la riforma del sistema previdenziale italiano potrebbe avvenire con l'applicazione di un sistema flessibileche prevede una penalizzazione massima del 30 percento. Il governo Renzi sta cercando di trovare un modo per modificare la riforma Fornero, introducendo la flessibilità tanto richiesta dai lavoratori, senza pesare sulle casse dello Stato.

Questione previdenziale in secondo piano

Le risorse finanziarie a disposizione del Ministero dell'Economia servono ad evitare l'aumento delletasse (dall'Iva a quelle sui carburanti) e a tagliare le imposte sulla prima casa (Tasi in primis).

Per questi motivi, la questione previdenziale viene posta in secondo piano dal governo Renzi e la flessibilità in uscita rischia di uscire dalla Legge di Stabilità 2016. Nonostante questo, l'Esecutivo sta studiando la possibilità di introdurre un sistema che consenta l'uscita dal lavoro al raggiungimento dei 62 anni di età anagrafica e il versamento di 35 anni di contributi, ma con una decurtazione consistente dell'assegno previdenziale. L'obiettivo principale è quello di non pesare sulla finanza pubblica.

Si vorrebbe applicare l'Opzione Donna anche agli uomini

Ormai mancano pochi giorni all'inizio della discussione della prossima manovra finanziaria e, sul tavolo del premier Renzi, c'è appunto l'ipotesi di un sistema simile a quello dell'Opzione Donna, da applicare anche agli uomini.

Un metodo per andare in pensione fino a 4 anni prima rispetto agli attuali limiti previdenziali ma con un taglio del 30 percento sul proprio assegno Inps, applicando il sistema contributivo. Le altre proposte di legge depositate in Parlamento, come ad esempio quello di Damiano-Baretta, sono ormai state scartate perché troppo costose.

Possibile applicazione del prestito pensionistico

Altra idea che piace molto al premier Renzi è quella del prestito previdenziale, un sostegno economico a carico dell'azienda che possa permettere di lasciare il lavoro con uno o due anni di anticipo. Questo prestito, al momento della pensione, dovrà essere restituito dal lavoratore in piccole rate mensili, cioè un vero e proprio debito da rimborsare nel tempo. Sembra abbastanza evidente che l'Esecutivo non abbia alcuna intenzione di approvare una normativa flessibile, almeno per il momento, e di rimandare il tutto al prossimo anno.