L’aumento del costo della vita, l’inflazione, da sempre rappresenta una brutta notizia per gli italiani. In genere, ogni anno, il potere di acquisto di stipendi, Pensioni e guadagni dei cittadini, diminuisce perché aumentano i prezzi di ciò che serve per la quotidianità. Per ovviare a questo, da sempre, stipendi, pensioni e così via vedono adeguati al tasso di inflazione i loro importi, per permettere ai cittadini di non dover rinunciare a ciò che acquistavano l’anno precedente. L’inflazione per il 2016, si prevede che non salirà per niente, il costo della vita sarà identico a quello del 2015, ma anche questa, per molti non sarà una buona notizia.

Come vengono indicizzate le pensioni

L’indicizzazione delle pensioni è un complicato calcolo che l’Inps ogni anno effettua in base ai dati che vengono resi disponibili dall’Istat sul tema dell’inflazione. In genere, ogni anno le pensioni vengono indicizzate a quanto, presumibilmente, sarà il tasso di inflazione dell’anno che va ad iniziare. In pratica a gennaio, i pensionati italiani si trovano aumenti di pensione calcolati sul tasso di inflazione che l’Istat prevede per l’anno in corso, che non è un dato certo. Lo scorso anno infatti, lo scatto fu dello 0,3%, ma sul campo, l’inflazione 2015 salì solo dello 0,2%. Adesso, se per caso nel 2016 l’Istatavesse previsto un ulteriore aumento di uno 0,3%, le pensioni sarebbero salite dello 0,2% per recuperare quel punto in più concesso in via previsionale ma che in effetti non c’è stato.

Il problema è che per l’Istat, il 2016 sarà un anno in cui l’inflazione sarà pari a zero e quindi quel punto percentuale di cui parlavamo prima dovrà essere restituito in un altro modo.

Pensioni più basse già a gennaio

Dal prossimo rateo in pagamento a gennaio, i pensionati quindi, dovranno restituire quello che hanno ricevuto in più.

Le pensioni in pagamento a gennaio, saranno più basse in media di 20 euro. I tagli però saranno spalmati per tutto l’anno e l’ammanco medio che dai calcoli viene fuori sarà pari a circa 40 euro per ogni pensionato. Le pensioni vengono divise in diverse fasce di perequazione, in base agli importi degli assegni. Per esempio, per i pensionati con assegni fino a 1.400 euro al mese, quelli che rientrano nella prima fascia di perequazione, l’importo in più percepito nel 2015 è di euro 1,40.

Significa che in prima battuta, a gennaio la pensione sarà decurtata di un importo pari a 18,15 euro come rimborso una tantum, ma poi, al posto di percepire 1.400 euro al mese, il pensionato ne percepirà 1.398,60. Le polemiche su questi dati non mancheranno soprattutto adesso che si parla tanto di pensioni per via della riforma sulla flessibilità e su quello che si deve fare nella Legge di Stabilità.