Grazie al Jobs Act autonomi 2016 sono in arrivo varie novità per i lavoratori autonomi. Il decreto è volto a salvaguardare il lavoro autonomo e l'attività dei professionisti in territorio nazionale. Sono però esclusi dal decreto i commercianti regolarmente iscritti alla camera di commercio e i piccoli imprenditori artigiani.

Jobs Act: a chi si applica e le novità principali

Lo statuto Jobs Act 2016 è applicabile a tutti coloro che posseggono una Partita Iva ma senza iscrizione al relativo Albo e a tutti gli iscritti ai vari ordini professionali.

Grazie alle nuove misure volte a riorganizzare il lavoro autonomo, sono state inserite delle novità importanti per quanto riguarda le Partite Iva 2016. Nello specifico, i professionisti potranno detrarre il 100% delle spese fatte per gli aggiornamenti professionali, fino ad un tetto di diecimila euro annuali. 5000 euro massimi di rimborso e deducibilità integrale per le spese finalizzate alla certificazione dell'orientamento e della formazione. I professionisti autonomi avranno il diritto di accedere ai bandi di finanziamento pubblico, fino ad ora riservati esclusivamente alle aziende. Gli autonomi potranno godere inoltre di maggiori garanzie per le clausole contrattuali stipulate tra l'autonomo e il committente, oltre alla possibilità di sottoscrivere pacchetti assicurativi per avere un rimborso degli eventuali pagamenti delle proprie prestazioni, detraibili al 100%.

Infine, gli autonomi beneficeranno dell'aumento No tax area, da 4800 euro a 8mila euro.

Collaborazioni occasionali, maternità, congedo parentale e malattia grave

Anche dopo il primo gennaio 2016, il lavoratore autonomo potrà organizzare la propria attività secondo autonomia, laddove sia attiva una collaborazione occasionale con norme stabilite tra le parti in comune accordo.

In questo caso, non verrà applicata la normativa relativa al lavoro subordinato, al contrario invece delle tipologie di collaborazione esclusivamente personali. Tante le novità per quanto concerne la maternità, la malattia grave e il congedo parentale. In caso di malattia grave, il lavoratore autonomo potrebbe non versare i contributi previdenziali per l'intera durata della malattia (ma non oltre i due anni).

Superato l'evento morboso, il lavoratore andrà a ripagare il debito attraverso rate mensili. Le lavoratrici autonome in maternità regolarmente pagata dall'Inps potranno lavorare comunque: occorre però inoltrare apposita domanda di indennità di maternità INPS. Il Jobs Act introduce modifiche per il congedo parentale: prevede che si passi dai tre ai sei mesi per quanto riguarda il periodo di astensione e che il periodo di fruizione copra fino ai tre anni di età del bambino. Ciò significa che l'autonomo avrà gli stessi diritti del lavoratore dipendente in merito al congedo parentale. Rispetto alla prima bozza uscita ad ottobre scorso, ci sarebbero già delle modifiche che non piacciono agli autonomi: ad esempio, i corsi formativi il cui costo sarebbe rimborsabile, sono vincolati dall'accreditamento e ciò comporta una riduzione di scelta da parte del professionista stesso.

L'attività lavorativa va sospesa, in caso di infortunio, malattia o gravidanza, per massimo 150 giorni, senza diritto al pagamento dei contributi e per un massimo di 24 mesi per patologie gravi o infortuni che impediscano di lavorare per un periodo superiore ai 60 giorni.