E’ stato lanciato dal governo un piano anti povertà che prevede un sussidio di circa 2000 euro per 280mila famiglie povere. Si tratta di una legge delega che istituisce misure per il contrasto della povertà a carattere nazionale, riprendendo la sperimentazione già avviata in 12 città basata sul principio dell’inclusione attiva.

Il piano anti povertà potrà contare su una dotazione di 600 milioni di euro, già previsti nella legge di Stabilità 2016 approvata, che diventerà di 1 miliardo nel 2017, stabilizzando la sperimentazione del Sia, il Sostegno di Inclusione Attiva.

Sussidio alle famiglie povere: un primo passo verso il reddito minimo?

Il contenuto della legge delega per il piano anti povertà è stato illustrato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una conferenza stampa nella quale ha parlato di un primo passo per garantire un sussidio alle famiglie che vivono sotto il livello di povertà. Una dichiarazione che è parsa come un passo verso il reddito minimo auspicato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri.

Si tratta, secondo quanto previsto dalla legge delega, di un progetto per garantire un livello minimo di prestazioni su tutto il territorio nazionale basato, come detto, sul principio dell’inclusione attiva con la predisposizione di progetti personalizzati di inclusione sociale e lavorativa costruiti ad hoc sulle esigenze dei beneficiari, integrati da un’offerta di servizio alla persona.

Quali saranno le famiglie considerate povere?

La platea di famiglie che si stima possa ricadere nell’ambito dei requisiti richiesti dal piano anti povertà, si stima essere di circa 280mila famiglie, per un totale di 1 milione e 150 mila persone, di cui circa 550mila bambini. Si tratta solo di una parte dei circa quattro milioni di italiani che, secondo le statistiche dell’Istat, vivono sotto la soglia di povertà, e per questo motivo sarà necessario fissare di criteri per l’individuazione delle famiglie che potranno beneficiare del sussidio.

Una prima ipotesi prevede la definizione di criteri differenziati a seconda delle zone di residenza. Ad esempio, una famiglia con due figli minori a carico residente nelle aree metropolitane del nord potrebbe essere considerata povera se il reddito mensile complessivo non superiore i 1400 euro mensili, mentre una famiglia con le stesse caratteristiche che vive al sud sarà considerata povera in presenza di un reddito mensile al di sotto dei 980 euro.

Anche l’entità del sussidio dovrebbe essere flessibile ed essere più alto maggiore è il differenziale con la soglia di povertà definita di anno in anno dall’Istat, con una media di 2000 euro l’anno a famiglia.

Al piano anti povertà potranno accedere anche le famiglie extracomunitarie purché in possesso di una carta di soggiorno a tempo indeterminato.