Prosegue il dibattito politico sul delicato tema della riforma previdenziale e dei correttivi da applicare in favore dei lavoratori rimasti bloccati in seguito alle misure d'austerità previste con la riformaFornero. Dopo l'approvazione della legge di stabilità 2016 i principali nodi da sciogliere restano due: da un lato vi è la situazione di stallodei lavoratori esodati (o disoccupati in età avanzata), che non sono riusciti ad entrare nelle tutele della settima salvaguardia. Dall'altro lato vi sono i lavoratori precoci, che non riescono ad accedere alle tutele dell'Inps nonostante l'inizio di carriera in giovane età e diversi decenni di versamenti alle proprie spalle.
Per entrambi il principale ostacolo da superare sembra essere la tenuta dei conti, nonostante in Commissione lavoro si dichiarino convinti di avere pronte delle soluzioni a costo zero. È in particolarel'On.Cesare Damiano a dirsi sicuro di poter arrivare ad un punto d'incontro con i tecnici.
Pensioni flessibili, si punta a quota 97 e all'eliminazione delle ricongiunzioni onerose
Resta il fatto che per l'On. Damiano la flessibilità previdenziale tramite l'approvazione di una quota 97 potrebbe risultare non solo efficace per risolvere molte situazioni di disagio, ma anche ad impatto zero per le casse pubbliche. "I nostri conti dimostrano che per i primi quattro anni c'è un costo, ma per i successivi diciannove (per arrivare alla speranza di vita media di ottantacinque anni) avremo solo risparmi".
A questo bisogna aggiungere che l'uscita sarà su base volontaria, visto che"chi fa un lavoro non faticoso e soddisfacente potrà proseguire fino al normale pensionamento", pertanto la platea sarà ridotta rispetto a tutti i potenziali beneficiari. Mentre un simile meccanismo aiuterebbe anche a far ripartire il turn over tra lavoratori, garantendo delle possibilità di inserimento per i più giovani.
Altro punto sul quale intervenire è quello delle ricongiunzioni onerose, per le quali si chiede un accordo con il Governo (in Parlamento esiste già un'intesa bipartisan). Infine, resta il nodo dei lavoratori precoci, per i quali si chiede di intervenire con l'approvazione di un'uscitauna volta raggiunti i 41 anni di versamenti.
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