"Noi abbiamo evitato in questo 2015 di intervenire sulle pensioni perché il rischio di combinare un pasticcio era elevato": ad affermarlo è il Premier Matteo Renzi, rispondendo alla domanda di un giornalista durante la conferenza stampa di fine anno. "Dovendo dare tranquillità e solidità ai risparmiatori, l'idea di continuare a dare elementi di tensione ci sembrava un azzardo".

Riguardo al futuro e all'ipotesi di una riforma nel breve, così come anticipato nelle scorse settimane da diversi esponenti del Governo, il Presidente del Consiglio ha spiegato che "nel 2016 ne discuteremo". Per quanto concerne invece le tante ipotesi di intervento circolate nel 2015, Renzi ha evidenziato che "una cosa sono le Pensioni d'oro, altra cosa sono le pensioni sopra i 2000 euro". Rispetto al tema "io non considero una pensione da 2000 euro una pensione d'oro, anche se magari ci si è andati con il retributivo. Quindi il principio è che quando si parla di pensioni bisogna essere molto seri".

Riforma pensioni, serve un intervento di flessibilità sul comparto

Stante la situazione, dopo le parole del Premier Renzi si sono registrati diversi commenti in arrivo sia dalla politica che dai tecnici. "Dobbiamo dare ai pensionati e a quelli che andranno in pensione un minimo di certezza [...] tanto più che pasticci con la riforma Monti - Fornero ne sono stati fatti" ha spiegato a Radio24 il Prof. Alberto Brambilla (Presidente di Itinerari previdenziali). Per l'esperto del settore la discussione dovrà ora riuscire a generare dei meccanismi di welfare utili a riaprire la flessibilità in uscita, che era "alla base del metodo di calcolo contributivo. Con le nuove proposte tecniche "noi prevedremo dai 63 ai 67 anni una flessibilità in uscita" per i lavoratori in età avanzata.

L'ipotesi sarà presentata il 25 febbraio con l'On. Cesare Damiano, assieme all'eliminazione dell'indicizzazione dell'anzianità contributiva all'aspettativa di vita. In questo modo, si cercherà di studiare un meccanismo in favore dei lavoratori precoci per poter ottenere l'ingresso nell'Inps già a partire dai 41 anni di versamenti, indipendentemente dall'età anagrafica effettivamente raggiunta.

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