Non ha sortito alcuna novità significativa la Legge di Stabilità per i lavoratori precoci: le ultime notizie sulle pensioni, dunque, sono caratterizzate da una forte attesa verso Palazzo Chigi. Il governo Renzi, infatti, ha promesso un intervento sulla flessibilità in uscita per il 2016 e questo avverrà, presumibilmente, nelle prossime settimane. Quel che resta da capire, però, è in che misura si deciderà di mettere mano alla Legge Fornero che, introducendo la pensione anticipata in luogo dell’anzianità, ha innalzato in certi casi drammaticamente i requisiti per lasciare il lavoro.

Pensioni lavoratori precoci, quella riforma che tarda ad arrivare

La platea dei cosiddetti precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi, spesso ricoprendo mansioni usuranti, è sicuramente quella più grossa nel paniere delle varie “anime” del dibattito sul cantiere della previdenza. Ed è proprio a loro che, negli ultimi anni, sono state indirizzate più proposte che, puntualmente, sono rimaste lettera morta.

Cosa chiedono i lavoratori precoci? Maggiore flessibilità in uscita ed una valutazione concreta delle mansioni svolte nel corso dell’attività lavorativa ai fini della determinazione del momento esatto della maturazione per i requisiti pensionistici. Del resto, lo stesso ministro Poletti ha detto più di una volta che è difficile pensare che gente con più di 66 anni possa lavorare in fabbrica, fare turni di notte o svolgere altri ruoli estremamente usuranti: il fatto è che, al momento, se non si mette mano al meccanismo della Fornero che inasprisce i requisiti contributivi con gli adeguamenti all’aspettativa di vita, ciò accadrà inesorabilmente.

Non è un caso, dunque, che, tra le varie proposte di riforma pensioni, i lavoratori precoci abbiano appoggiato proprio la cosiddetta quota 41 di Cesare Damiano che, prevedendo l’uscita con 41 anni di contributi (dal primo gennaio ne servono 42 e 10 mesi agli uomini e un anno in meno alle donne), in qualche modo si avvicina al sistema che fu della pensione di anzianità quando si poteva lasciare con 40 anni.

E’ su questo terreno, dunque, che si svolgerà la battaglia che, nei prossimi mesi, vedrà contrapposta la tutela dei diritti con le esigenze economico-finanziarie del governo, sotto gli occhi vigili di Bruxelles.