In questi ultimi giorni si è innescata una rovente polemica sulle Pensioni e su ipotetici tagli ad alcuni assegni pensionistici. Alcuni provvedimenti che mirano ad aiutare i più poveri e la ricerca di fondi per finanziarli, rischiano di avere un effetto negativo sulle pensioni di molti cittadini. Stiamo parlando delle pensioni di reversibilità, che sembrano a rischio taglio o revoca per alcuni soggetti.Ma sarà vero? Sarà la solita storia all’italiana, dove con una mano si dà e con l’altra si toglie? Vediamo di cosa si tratta e di fare un po’ di chiarezza.
Cosa ha innescato la polemica
L’allarme è stato dato dai sindacati che hanno visto tra le righe della Delega sulla Povertà, che a gennaio il Governo ha approvato, il rischio che alcuni diritti degli italiani vengano lesi. La polemica poi si è estesa ai social, nelle TV e tra i diversi partiti politici, con alcuni, come la Lega, che a voce del suo leader, Matteo Salvini, ha gridato già allo scandalo accusando il Governo di voler incassare soldi sui morti. Come si sa, l’Esecutivo vuole lanciare il reddito minimo garantito, provvedimento che sarebbe un aiuto a chi versa in gravi difficoltà finanziarie. Ma cosa centra il reddito minimo con la pensione di reversibilità? Il fatto è che la reversibilità che oggi è considerata una prestazione previdenziale, diventerà assistenziale, proprio in virtù delle modifiche alle prestazioni assistenziali previste dalla Delega.
Dal momento che queste saranno legate all’ISEE, il rischio che in presenza di una situazione reddituale fuori dai parametri decisi dall’Esecutivo, faccia decadere il diritto alla pensione ai superstiti è concreto. In parole povere, si rischia di perdere la pensione di un proprio caro, ormai defunto,a prescindere dai contributi versati da questi, solo perché l’assegno di reversibilità sta per diventare una specie di sussidio per i meno abbienti,alla streguadel reddito minimo e di qualsiasi altro provvedimento di aiuto ai poveri.
Il problema è proprio nel fatto che un diritto “guadagnato” da un soggetto con anni di lavoro, contributi versati e sacrifici, rischia di essere considerato un benefit da erogare solo ai più bisognosi.
Il Governo nega, ma non troppo
Il Governo, travolto dalle critiche subito dopo la presentazione del piano contro la povertà ad opera di Poletti, anche se non ufficialmente, ha smentito di voler tagliare la reversibilità.
Almeno quelle già in essere, quindi quelle che i cittadini già ricevono. Infatti, fonti a cui mancano i canoni dell’assoluta ufficialità, ma che sono attendibili, parlano di riduzioni per le future assegnazioni, ma non di interventi retroattivi. Nell’idea di evitare sprechi di risorse infatti, per scongiurare il pericolo che un soggetto venga agevolato su più campi, saranno corrette una serie di prestazioni, ma solo per i nuovi beneficiari. Oltre che l’assegno ai superstiti, nel mirino di questa specie di razionalizzazione di spesa, dovrebbero essere modificati i parametri per assegno sociale, maggiorazione, integrazione al minimo e così via. Sta di fatto che contro qualsiasi forma di tagli si è schierata anche una parte interna alla Maggioranza di Governo, come Damiano e la sua Commissione Lavoro. Una cosa certa però è che la Legge Delega non è ancora definitiva perché dovrebbe essere approvata entro l’anno. Il tempo dirà se le paure siano reali, o scatenate da allarmismi infondati.