Tra le rare deroghe agli inasprimenti della Legge Fornero, quella che ha di fatto allontanato molti lavoratori dalla pensione, c’è la pensione anticipata contributiva. Si tratta di una interessante possibilità che hanno diversi lavoratori e che sembra essere poco conosciuta ai più. Rispetto all’età necessaria per la pensione di vecchiaia oggi, questa deroga consente di anticipare di 3 anni la tanto attesa uscita dal lavoro. Vediamo chi sono i soggetti che possono usufruirne e come devono muoversi per il 2016 ma anche per gli anni a venire.

Inizio della vita lavorativa tardivo

Come dicevamo, si può anticipare l’uscita dal lavoro al compimento dei 63 anni e 7 mesi e questa possibilità sarà valida fino al 2018. Infatti, anche per questa anticipata, valgono le regole e gli scatti relativi all’aspettativa di vita. Infatti, fino al 2015, si poteva uscire dal lavoro a 63 anni e 3 mesi, mentre dal 2019, l’età necessaria salirà a 63 anni e 11 mesi. Oltre a raggiungere l’età anagrafica necessaria, altro requisito fondamentale per poter usufruire di questa eccezione è il non avere contributi versati precedentemente il 1996, cioè l’aver cominciato a lavorare a partire dal 1° gennaio di quell’anno. Sono necessari inoltre, almeno 20 anni di effettiva contribuzione versata.

Tutti i lavoratori che possono rientrare in questa opzione nel 2016, devono quindi essere nati entro il 1° giugno del 1953. Naturalmente, per uscire nel 2017 o nel 2018, bisognerà essere nati, rispettivamente entro il 1° giugno 1954 e 1955. Come ricordavamo, dal 2019, si salirà di 4 mesi e quindi bisognerà essere nati entro il 1° febbraio 1956 con il serio rischio di creare altre anomalie anagrafiche per i nati nei 4 mesi di aumento che di fatto perderebbero un anno di anticipo.

Cosa bisogna fare?

Innanzi tutto bisogna verificare il reale raggiungimento dei requisiti che devono essere maturati entro il 1° giugno del 2016, quindi 63 anni e 7 mesi e 20 anni di contributi. Bisogna anche sapere che la pensione sarà calcolata interamente con il sistema contributivo e non potrebbe essere diversamente vista la mancanza di contribuzione versata fino al 31 dicembre 1995, quindi nel sistema retributivo e misto.

La domanda va presentata secondo gli schemi classici dellInps, quindi in via telematica o tramite le credenziali di accesso ed il codice PIN o facendosi assistere da un Patronato. Un problema che rende questo beneficio, utilizzabile solo da pochi è il fatto che per essere concessa, l’importo del suo assegno deve essere almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale.

Ciò significa che per poter andare in pensione nel 2016, l’importo della pensione che si andrà a percepire deve essere di almeno 1.255 euro al mese. L’anomalia sta nel fatto che essendo la stessa, calcolata con il contributivo ed essendo necessari solo 20 anni di contribuzione, i versamenti devono essere di elevato valore. Calcoli alla mano, sono necessari 320.000 euro di montante contributivo, raggiungibili solo da grandi manager aziendali o lavoratori “di nicchia”.

In parole povere, sarà anche una possibilità, ma solo per pochi. Poi c’è una alternativa che non prevede un trattamento minimo per la sua concessione. È sempre una pensione contributiva, ma in questo caso non è l’anticipata, ma quella di vecchiaia. Con questa si può uscire con soli 5 anni di contributi, ma, bisognerà avere 70 anni e 7 mesi nel 2016.