Proseguono le discussioni politiche sul delicato tema dei pensionamenti flessibili e della necessità di un intervento correttivo riguardo la rigidità delle regole per l'uscita dal lavoro. "Io combatto per la flessibilità, per me questa è la madre di tutte le battaglie. Sapete anche quello che io ipotizzo con la mia legge, la numero 857" ha spiegatol'On. Cesare Damiano, durante un suo recente intervento presso latrasmissione televisiva "Mi manda Rai 3". Al riguardo è previsto a breve un nuovo incontro tecnico, per sondare l'effettiva possibilità di un intervento:"noi l'11 di febbraio ci incontriamo per la seconda volta con l'Inps e con il Ministero del lavoro per rifare i conti.
Ci hanno fatto delle domande, abbiamo dato i nostri chiarimenti: così sapremo finalmente quanto costa questa proposta che consentirebbe di anticipare di quattro anni l'uscita dal lavoro".
Riforma Inps, si studiano la quota 97 e l'uscita per i precoci con 41 anni di contribuzione
La misura allo studio è l'ormai nota Quota 97, che dovrebbe garantire un meccanismo di prepensionamento rispetto ai criteri ordinari di accesso all'Inps. "Attualmente si va in pensione a 66 e 7 mesi, meno quattro arriveremo a 62 anni e 7 mesi, ma a condizione che si abbiano 35 anni di contributi e accettando un taglio dell'8% massimo dell'assegno pensionistico", ha proseguito l'On. Damiano. Resta poi da sciogliere anche il nodo dei cosiddetti precoci, ovvero di quei lavoratori che hanno iniziato la propria attività in giovane età e che sono stati penalizzati dall'innalzamento del requisito anagrafico avvenuto nel 2011.
"Ci sono i 41 anni secchi uomo o donna per i cosiddetti precoci, per andare in pensione indipendentemente dall'età e senza penalizzazione. Quindi questa è la grande battaglia, è evidente che anche su questo punto c'è un problema di costi".
Pensioni flessibili, si punta a risolvere il nodo dei costi
Resta il fatto che la vera battaglia della flessibilità si gioca sulla tenuta dei conti e sulla sostenibilità delle proposte di uscita rispetto alla criticità dicreare nuove aree di spesa nel bilancio."Sui conti è evidente che c'è un costo per l'anticipo, ma l'assegno è tagliato per sempre quindi avremmo un risparmio dai 66 anni agli 85 anni che è l'età media di vita degli uomini e delle donne" sottolinea il Presidente della Commissione lavoro alla Camera.
"Secondo me riusciamo più o meno a pareggiarei conti, con un grande vantaggio. Tra 30 anni quel giovane che ha oggi 35 anni ne avrà65, per andare in pensione nel 2046 deve avere 69 anni e 5 mesi di età, oppure 45 anni e 8 mesi di anzianità. Io dico, un futuro nel quale si lavora a 70 anni per mantenere a casa figli e nipoti disoccupati è un futuro assurdo e ci vuole la flessibilità".
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