I social, le TV, i giornali, sono pieni di immagini dei gruppi di lavoratori precoci che cercano di persuadere il Governo a concedere finalmente l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi. Chi ha iniziato a lavorare molto giovane, senza questa possibilità, rischia di dover rimanere ancora diversi anni al proprio posto di lavoro, soprattutto in virtù dei pesanti inasprimenti che ha portato la Legge Fornero nel sistema pensionistico italiano. Permettere ai lavoratori di andare in pensione con un congruo numero di contributi senza dover per forza di cose considerare l’età anagrafica sarebbe un passo avanti importantissimo per il sistema italiano.

In attesa che la battaglia avviata da comitati, gruppi e lavoratori porti i suoi frutti, c’è un adempimento che pochi conoscono ma che consente di andare in pensione con un anno di anticipo.

Il lavoratore precoce ed i contributi versati prima della maggiore età

Il lavoratore precoce è colui che ha iniziato a lavorare in giovane età. Non dipende dal lavoro svolto o dal settore di impiego, ma precoce è considerato qualunque lavoratore che abbia iniziato a versare contributi prima dei 18 anni. La normativa italiana, precisamente la Legge n° 335 del 1995 aumenta di valore i contributi versati prima del compimento della maggiore età. L’aumento è solo ai fini del diritto alla pensione, cioè valgono di più come requisito da raggiungere ma non prevede una aumento di assegno pensionistico.

La Legge citata prima, meglio conosciuta come Riforma Dini infatti, prevede che ogni anno di contributi versati prima dei 18 anni, valga 1,5 volte. In parole povere, un lavoratore che ha iniziato a versare contributi a partire da 16 anni, per i primi due anni di attività si vedrà calcolati 3 anni di versamenti ai fini del raggiungimento del requisito di anzianità contributiva.

In altri termini, se oggi per andare in pensione anticipata, servono 42 anni e 10 mesi di contributi versati (un anno in meno per le donne), se tra questi ne abbiamo due da minorenni, bisognerà lavorare effettivamente 41 anni e 10 mesi.

Vale per tutti i lavoratori?

La Riforma Dini ha stabilito che questa possibilità può essere richiesta e quindi ottenuta solo dai lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, cioè dopo l’entrata in vigore della Legge.

Per questo motivo, tutti i lavoratori precoci che avevano già contributi versati antecedentemente la Legge, non possono usufruire dello sconto e quindi devono completare il periodo di contributi necessario. Per questi, con il passare degli anni e delle modifiche al sistema previdenziale, si sono persi diversi diritti prima concessi. Infatti, fino al 2002, per chi aveva almeno un anno di versamenti tra i 14 ed i 18 anni, l’uscita concessa era a 54 anni di età con almeno 35 di contributi. Poi si passò fino al 2007 a 59 anni di età con 35 di contributi o 39 anni di versamenti a prescindere dall’età. Oggi invece niente di tutto ciò è possibile, perché la soglia fissata per la pensione anticipata oggi è 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ecco perché, anche se ancora lontani dalla pensione, avere uno sconto su queste soglie, per i precoci e grazie alla Riforma Dini ed alla porta lasciata aperta dal 1995, può essere importante.