Laurea in Medicina e abilitazione lo stesso giorno: quello che da sempre è stato immaginato dagli studenti di medicina come un sogno irrealizzabile potrebbe prossimamente divenire realtà. Nei giorni scorsi infatti il Ministero ha accolto la proposta delle associazioni sindacali secondo cui il titolo di laurea in Medicina dovrebbe costituire di per sé un titolo direttamente abilitante che esonererebbe dal temuto esame di stato e dalle lunghe attese per sostenere lo stesso.

Abilitazione, fa perdere da un anno a diciotto mesi

La proposta è stata esposta direttamente alla ministra Lorenzin in persona, nel corso di un incontro ad hoc tenutosi al Ministero dove sono stati convocati i rappresentanti dei vari sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e, secondo questi ultimi, presa in seria considerazione.

Secondo le norme attuali i dottori neo laureati debbono svolgere tre mesi di tirocinio post laurea in seguito al quale poter accedere all’esame di Stato. Come molti aspiranti ben sanno purtroppo, ciò si verifica solo due volte l’anno col risultato che in tanti sono costretti il più delle volte a perdere un intero anno o anche diciotto mesi. Si tratta di una pratica pressoché inutile che va ad accertare delle competenze già verificate ed acquisite, facendo rallentare ulteriormente il percorso dei neo dottori e soprattutto facendo loro perdere competitività sul piano internazionale. Con la riforma invece i tre mesi di tirocinio verrebbero inclusi direttamente nel percorso di medicina nelle attività professionalizzanti e lo studente dovrebbe affrontare l’esame di stato il giorno stesso della laurea, due giorni dopo o al massimo la settimana successiva.

La rincorsa alla media europea

Si intuisce quindi come una notizia del genere venga salutata più che positivamente da studenti ed associazioni di categoria in quanto se approvata in via definitiva porterebbe ad accorciare sensibilmente le tempistiche (almeno sei mesi) consentendo ai giovani medici italiani di riguadagnare terreno rispetto alla media europea sulla quale siamo pesantemente indietro.

Si tratta di una situazione che allo stato attuale è “inammissibile” – ha ribadito la portavoce di Coordinamento Mondo Medico, Maja Fedeli – secondo cui i medici italiani riescono ad approdare al mondo del lavoro non prima dei 32-34 anni. La proposta era già stata avanzata da tempo, ora si passerà alla fase operativa: i primi di maggio si insedierà un tavolo tecnico di discussione indetto dalla ministra Giannini che vedrà la partecipazione di Crui (Conferenza dei Rettori), ordini professionali, Ministero della Salute e rappresentanze studentesche.