La riforma delle Pensioni, così come verrà discussa nella prossima legge di Stabilità 2017, ripartirà da un'idea di fondo: sarà più facileassicurare la pensione anticipatacon il prestito pensionistico e con l'estensione dell'opzione donna rispetto alle altremisure in cantiere. E' questa l'ipotesi formulata dal quotidiano Il Corriere della Sera sulle possibili modifiche previdenzialiriportata qualche giorno fa. E' più probabile, infatti, che sul sul tavolo del Governo Renzi prendano forma queste due ipotesi che le proposte di Cesare Damiano e del Presidente dell'Inps, Tito Boeri delle quali si è parlato nelle ultime settimane.

Ma la flessibilità in uscita, con il prestito e l'opzione donna,avrebbe un costo per il pensionato più elevato delle penalizzazioni previste dagli studidi Damiano (8 per cento per quattro anni di anticipo rispetto all'età per la pensione di vecchiaia) e di Boeri (9 per cento per l'uscita anticipata fino a tre anni). In tutti i casi, l'obiettivo è quello di superare la riforma delle pensioni operata dalla Fornero e dare risorse agli esodati e risposte ai precoci,ma il parametro di confronto per ciascuna ipotesi sarà sempre la stabilità dei conti pubblici.

Pensione con prestito pensionistico: quale impatto avrebbe nella flessibilità in uscita?

L'idea del prestito pensionistico risale già alla fine del 2013: fu il ministro del Lavoro del Governo Letta, Enrico Giovannini a pensarla, ipotizzando un anticipo sulla pensione per chi è nell'età più prossima al raggiungimento dei requisiti anagrafici necessari.

La pensione anticipata si concretizzerebbe con l'uscita da lavorotre o quattro anni prima mediante un assegno mensile di 600o di 700euro che il contribuente si impegnerebbe a restituire nel momento di decorrenza della pensione di vecchiaia con il pagamento delle rate mensili. La misura previdenziale sui conti statali avrebbe un impatto ridotto: secondo i calcoli fatti qualche anno fa, la spesa sarebbe di 400 milioni annui, ben al di sotto delle altre misure proposte a favore delle pensioni.

Tra l'altro, la misura potrebbe essere integrata dal sistema bancario che si impegnerebbe nel prestito ai pensionati, con addebito degli interessi a carico dello Stato.

Opzione donna 2016: si va verso l'estensione a tutti i lavoratori?

L'estensione dell'opzione donna potrebbe rappresentare l'alternativa o l'integrazione per la flessibilità delle pensioni.

L'allargamento è da intendersi non solo nella riproposizione della misura a favore delle lavoratrici (attualmente possono usufruirne le contribuenti che abbiano compiuto 57 anni e 3 mesi entro il 31 dicembre 2015 ed abbiano versato almeno 35 anni di contributi), ma a tutti i lavoratori. Con dueaccorgimenti: innanzitutto l'età dell'opzione donna è troppo anticipata rispetto alle altre misure e quindi occorrerebbe aumentare il requisito anagrafico. In secondo luogo bisognerebbe rendere la misura più appetibile: attualmente il taglio nell'assegno pensionistico va da un minimo del 25 ad un massimo del 30 per cento. Una decurtazione troppo elevata chescoraggerebbe la stragrande maggioranza dei lavoratori.