I docenti della Scuola italiana sono stati chiamati nuovamente in causa dal ministro Giannini, la quale, durante un’intervista a Radio 24, ha sottolineato come si potrebbe anche pensare ad accorciare le vacanze estive per permettere una durata maggiore delle attività didattiche. Si tratta di un progetto differente da quello intitolato ‘Scuole al centro’: quest’ultimo prevede attività collaterali ed extracurricolari, un tentativo (secondo alcuni, poco efficace) per cercare di limitare la dispersione scolastica nei quartieri a rischio e cercare di invogliare i ragazzi a scegliere comunque la scuola piuttosto che la strada.

Le parole della Giannini hanno, comunque, suscitato un polverone: secondo i docenti, si tratta di ripetere lo stereotipo dell’insegnante fannullone che lavora soltanto mezza giornata e ha tre mesi di vacanza all’anno. Si tratterebbe, secondo gli insegnanti, di un ennesimo tentativo di svilire la categoria.

Le parole della Giannini: ‘Una questione che va affrontata con serietà’

Il ministro Giannini, forte di un governo che riesce a portare avanti le riforme che propone, ha lanciato, sottovoce, una nuova possibile proposta: le scuole, sfruttando l’autonomia scolastica concessa dalla normativa vigente, potrebbero decidere di accorciare le vacanze estive e allungare il periodo della didattica. Come sottolineato più volte, c’è anche una petizione di genitori che chiede l’apertura delle scuole (per attività curricolari) fino al 30 giugno con la ripresa anticipata al 1° settembre: è possibile che il ministro abbia voluto tenere conto di questa istanza e lanciare non già una proposta ma un segnale, anche per vedere quali sono le reazioni.

Al momento, la risposta di coloro che sono stati chiamati in causa non sembra essere delle migliori: il pericolo, secondo i docenti, è che, ancora una volta, si svilisca la professionalità dell’intera categoria, già costantemente sotto attacco. Si ricorda, infatti, che il professore è sempre più schiacciato da un lato dal dirigente scolastico, il quale può decidere le premialità, e dall’altro dalle famiglie, che ritengono l’operato degli insegnanti sempre insufficiente per la valorizzazione dei propri figli. Per aggiornamenti, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo.