La Buona Scuola pare avere più falle che punti a suo favore. Un'annosa problematica riscontrata è quella delle supplenze non pagate. Le supplenze sono svolte da docenti precari che non possono beneficiare della certezza di un contratto stabile. Questa incognita sul loro futuro è aggravata dalla paura dei 36 mesi di servizio. Questo è il limite imposto dalla Corte europea all'Italia: la stipula di contratti a termine superiori a questo periodo portano all'abuso di precariato. Oltre ad avere questa spada di Damocle sula testa i docenti precari più volte non si sono visti accreditare lo stipendio.

L'erogazione di quanto dovuto avveniva in forte ritardo. Solo l'anno scorso il ritardo, in alcuni casi, era stato di tre mesi.

Supplenze non pagate: la rabbia dei docenti precari

Al Senato figura in esame l'emendamento del dm (decreto ministeriale) che disciplina l'erogazione tempestiva del pagamento delle supplenze. Troppi gli insegnanti disperati che faticano ad arrivare alla fine del mese, dopo essersi arrabattati con contratti precari e senza futuro. Il ricevere quanto loro dovuto dopo due o tre mesi è inconcepibile. La colpa è stata fatta rimbalzare da un organo all'altro: una volta il ritardo era dovuto alle scuole, una volta al sistema, una volta a malintesi. A fare le spese era sempre i docenti precari: questa l'unica certezza.

Da adesso le supplenze non pagate avranno un peso non solo per i docenti che non ricevano il pagamento nei tempi dovuti, ma anche per chi si rende responsabile di questo ritardo. Se il ritardo potrà essere ricondotto a mancanze da parte dei dirigenti scolastici o delle segreterie, queste figure saranno punite tramite sanzioni disciplinari.

Numerosi sono stati i casi di chi, nel mese di marzo non aveva ricevuto ancora lo stipendio per le supplenze svolte nel mese di dicembre. Non solo: le buste paga venivano ricevute, ma vuote poiché quanto dovuto veniva rimesso in trattenuto. La colpa allora era rimbalzata dal Miur al Mef, che di nuovo si era discolpato chiamando in causa il Miur. Ora, con questo nuovo decreto, è possibile auspicare che non esistano più supplenze non pagate per garantire ai docenti precari un giusto riconoscimento dei loro diritti.