"Le politiche complementari dovrebbero mirare a prolungare la vita lavorativa e in questo modo accrescere i redditi pensionistici, attraverso misure che aumentino l'occupabilità delle persone anziane e che riducano il ritiro anticipato dalla forza lavoro". È il testo di un comunicato ad opera dell'Eurogruppo in merito al tema della flessibilità previdenziale, in arrivo dal meeting dei Ministri delle finanze. Anche se non vi è un richiamo specifico alle discussioni attualmente in corso in Italia, appare chiaro a molti che l'intervento possa essere riferibilealle discussioni in attonel nostro Paese sulla cosiddetta uscita tramite APE (acronimo di Anticipo Pensionistico), grazie alla quale i lavoratori potrebbero ottenere un prepensionamento di tre anni rispetto all'attuale data di quiescenza prevista dalle regole della Manovra Fornero.

Riforma pensioni, preoccupazione per la sostenibilità dei conti pubblici

Stante la situazione, appare chiaro che il braccio di ferro sulla flessibilità tra Italia e Bruxelles sia destinato a proseguire, nonostante le recenti aperture. Per cercare di trovare una mediazione, il Governo ha messo in campo i propri tecnici. La "quadra" è stata trovata tramite il ricorso al mercato del credito e all'ingresso nel comparto previdenziale pubblico di banche e assicurazioni, ma il rischio è ora quello di rendere la misura impopolare. Da un lato vi sono i lavoratori ed una parte della politica che chiedono di mantenere l'appannaggio esclusivo dello Stato e dell'Inps nell'amministrazione del sistema previdenziale pubblico.

Dall'altro lato vi è l'Ue, che lancia moniti contro un allentamento dei criteri e dei parametri di pensionamento, in modo da rendere strutturali i risparmi acquisiti e già inseriti nelle proiezioni di bilancio. Il tiro alla fune potrebbe però rischiare di lasciare tutti per terra, visto che c'è chi lancia già l'allarme in vista del prossimo referendum costituzionale di ottobre.

Pensioni flessibili: la logica del prestito renderà difficile una larga adesione?

Così ci si trova adesso a discutere di un provvedimento che molti potrebbero accettare solo per estrema necessità, con la prospettiva che qualora le penalizzazioni fossero eccessive, in molti potrebbero rinunciare all'anticipo dell'uscita dal lavoro.

Le ultime novitàparlano di un prestito della durata ventennale e di un taglio dell'assegno percepito che nei casi peggiori potrebbe arrivare anche al 15% dell'importo complessivo. Una prospettiva che in molti potrebbero non voler accettare se non davanti a situazioni senza alternative, soprattutto in un'età come quella avanzata dove la logica vorrebbe una riduzione delle rate e degli impegni finanziari. Certo è che la strada scelta per arrivare alla flessibilità previdenziale non appare in discesa. Il Governo sarà chiamato ad un difficile lavoro di mediazione e limatura per fare in modo che il tentativo di accontentare contemporaneamente le istanze dei pensionandi e quelle degli organismi internazionali non si trasformi in un provvedimento capace di deluderecontemporaneamente tutti gli interlocutori coinvolti.

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