Il 15 giugno è stato approvato dal Consiglio dei Ministri in via definitiva il cosiddetto "decreto fannulloni". Dopo gli innumerevoli casi di dipendenti statali delle pubbliche amministrazioni che timbravano il cartellino all'entrata del posto di lavoro, per poi andare a sbrigare faccende personali, giunge l'introduzione nel pacchetto della riforma Madia, di una serie di regole contro i "furbetti del cartellino". Si tratta di nuove norme che inaspriscono quelle già esistenti, accelerando i tempi della sospensione e del licenziamento, ed introducendo la responsabilità del dirigente.

Statali fannulloni: ecco le misure

Tempi duri per i "furbetti" della Pubblica Amministrazione. Dal13 luglio verranno applicate le norme che puniranno i dipendenti pubblici assenteisti. Il lavoratore, se colto in fragranza o registrato da una videocamera mentre fa risultare, in maniera illecita, la propria presenza in servizio, verrà sospeso entro 48 oredal lavoro e dalla retribuzione. Finora il provvedimentoera facoltativo, ora è obbligatorio.

A risponderne verranno chiamati anche coloro che avranno agevolato tale condotta. Sarà comunque garantito il diritto ad un assegno alimentare durante il periodo di sospensione cautelare. Altra novità è quella inerente la riduzione dei tempi del procedimento disciplinare.

Dopo la sospensione partirà il procedimento che durerà massimo 30 giorni, rispetto ai precedenti120.

Sono previsti 15 giorni di preavviso per il dipendente assenteista ingiustificato per preparare la difesa; questi potrà presentarsi presso l'ufficio competente, assistito daun procuratore o da un rappresentante sindacale. Successivamente si avvieranno i restanti 15 giorni di istruttoria.

Si procederà al licenziamento se l'illecito sarà confermato. Possibile l'impugnazione. Prevista anche la responsabilità per danno d'immagine per l'eco mediatico: in questo caso il lavoratore ne risponderà con una cifra pari ad almeno 6 mesi di stipendio. Per evitare inerzie o complicità di chi è tenuto al controllo,verrà punito anche il dirigente o il responsabile del servizio che, pur conoscendo l'illecito, non abbia fatto scattare la sospensione e il procedimento. Anche quest'ultimo, dunque, rischierà il licenziamento disciplinare.