Anche se l’attenzione di tutti è concentrata sulla flessibilità in uscita da inserire in Legge di Stabilità, con il prossimo incontro Governo-sindacati previsto per domani, ci sono problematiche previdenziali che vengono affrontate a parte. Una di queste è sicuramente opzione donna, l’anticipata per le lavoratrici che è stata uno dei temi previdenziali affrontati nella scorsa Legge di Stabilità. Durante il consueto Question Time alla Camera dei Deputati, il Ministro Poletti è intervenuto sull’argomento e le notizie sono sicuramente positive per le lavoratrici.

Ecco le novità provenienti dal Parlamento con gli ultimi aggiornamenti.

Interrogazione alla Camera

Durante le interrogazioni a risposta immediata che sono l’oggetto del Question Time alla Camera, la numero due della Commissione Lavoro, l’Onorevole Gnecchi ha chiesto al Ministro Poletti di aggiornare il Parlamento sul tema di opzione donna. Come tutti ricordano, nella scorsa Legge di Stabilità, il Governo ha inserito il provvedimento di uscita anticipata per le donne che raggiungevano i 57 anni e 3 mesi di età, insieme a 35 anni di contributi, entro lo scorso 31 dicembre. Al riguardo, l’Esecutivo ha stabilito di spendere 2,5 miliardi di euro fino al 2022.

Nello stesso tempo è stato creato un contatore delle beneficiarie, una sorta di resoconto annuale che l’INPS deve fornire al Governo ogni settembre in modo tale da stabilire quante lavoratrici hanno scelto di anticipare la pensione e quante risorse sono state usate di quelle che si prevedeva di spendere.

Questo perché, sempre nella vecchia manovra finanziaria, è stato confermato come tutte le risorse risparmiate saranno reinvestite per estendere opzione donna anche a quelle rimaste fuori. Infatti, il provvedimento vale solo per chi ha raggiunto i requisiti entro fine 2015 lasciando fuori in primo luogo le nate nell’ultimo trimestre del 1958 e poi tutte le altre donne che magari, i requisiti li sommano quest’anno.

I risultati fanno ben sperare

Il Ministro Poletti di fatto ha anticipato i risultati che dovrebbero essere pubblicati a settembre, sottolineando come sono state 7.070 le donne che hanno usufruito dell’opzione fino ad oggi e che in termini di spesa pubblica significa 63,3 milioni di euro.

La cifra è inferiore alle attese, segno che non tutte le lavoratrici che potevano optare per la quiescenza anticipata hanno aderito. Le penalizzazioni di assegno che arrivano a superare anche il 30% di quanto avrebbero dovuto percepire le lavoratrici, che per anticipare l’uscita devono accettare il calcolo contributivo della pensione, è stato sicuramente un deterrente importante.

Poletti ha confermato l’utilizzo di quanto risparmiato per proseguire la sperimentazione della misura. In definitiva, molto probabile l’estensione del provvedimento quanto meno alle nate nell’ultimo trimestre del 1958, quelle lasciate fuori per via dei 3 mesi di aspettativa di vita che ha innalzato l’età necessaria per l’uscita a 57 anni e 3 mesi.

Molto probabile inoltre che opzione donna entri nella prossima Legge di Stabilità come misura aperta anche a buona parte delle nate nel 1959, quelle che raggiungeranno 35 anni di contributi e 57 anni e 3 mesi di età nel corso del 2016. Nelle controdeduzioni alla risposta del Ministro, la Gnecchi si è detta soddisfatta dell’apertura del Governo all’estensione del provvedimento non fosse altro perché effettivamente i 63,3 milioni spesi per quest’anno e le poco più di 7.000 lavoratrici mandate in pensione sono poche rispetto ai 2,5 miliardi di euro stanziati ed alle 36mila donne che si contava di mandare in pensione.