La storia della flessibilità in uscita, dei precoci e di tutte le altre problematiche previdenziali continua ad essere all’ordine del giorno dell’Esecutivo. Prima della consueta pausa estiva è stato confermato un nuovo incontro tra Governo e sindacati sul tema pensionistico. La soluzione, o meglio le soluzioni, devono essere trovate presto per essere pronti ad inserire il pacchetto di misure nella prossima Legge di Stabilità. Ecco cosa bolle in pentola e quali sono le novità in vista di quello che potrebbe risultare il periodo decisivo per la previdenza italiana.

Nannicini conferma i prossimi appuntamenti

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, personaggio incaricato da Renzi di affiancare Poletti sulla questione previdenziale, ha confermato come nei prossimi giorni ci sarà un nuovo importante incontro. Nannicini di fatto convocherà le parti sociali, quindi CGIL, CISL e UIL ad un nuovo confronto con il Governo per cercare di trovare una sintesi sui problemi previdenziali. La data precisa non è stata ancora data, ma si prevede che tra la fine della prossima settimana o al massimo ad inizio della prossima, si tornerà al tavolo della trattativa. Addetti ai lavori considerano il prossimo appuntamento come una specie di tagliando preparatore a quanto si farà a settembre, al ritorno dalla pausa estiva.

Come dicevamo infatti, a settembre il Governo dovrà stabilire ufficialmente ciò che si potrà inserire nella Legge di Stabilità da presentare come al solito ad ottobre. Nannicini, durante un intervento ad un seminario organizzato dalla UIL (branca trasporti), si è detto soddisfatto delle pieghe che sta prendendo la vicenda e dei diversi incontri fin qui svoltisi che sembrano essere propedeutici ad una soluzione quanto più largamente condivisa.

Sulla stessa lunghezza d’onda i Segretari delle 3 grandi sigle sindacali, anche se la Camusso, per la CGIL, chiede che la soluzione venga trovata al più prestoperché gli incontri non possono continuare all'infinito.

Tutte le ipotesi allo studio

I temi sono sempre gli stessi e le soluzioni sembrano ormai indirizzate verso vie prestabilite.

Per i nati tra il 1951 ed il 1953 viene confermata l’intenzione di concedergli la flessibilità in uscita fin dal 2017, con i soliti 3 anni di anticipo. Resta anche ferma la volontà di trovare una soluzione meno drastica dal punto di vista delle penalità per chi è disoccupato, ha finito di percepire le indennità di disoccupazione o che percepiranno Pensioni basse. La via delle detrazioni è sempre valida, ma nelle ultime ore sta prendendo campo l’ipotesi di allungare oltre i 20 anni la durata delle rate di prestito pensionistico da restituire, in modo tale da abbassarne l’importo. Per le pensioni minime, quelle già in essere, si cerca una soluzione per estendere anche ad altri la quattordicesima di luglio.

Gli alti costi (2 miliardi di euro) sembrano aver fatto tramontare l’idea del bonus da 80 euro al mese da erogare, dopo i lavoratori dipendenti, anche sulle pensioni. Altro punto a sfavore del bonus è la questione degli incapienti a cui nonostante pensioni basse, il bonus non potrebbe essere concesso. Per quota 41 e per le problematiche dei precoci, la via più battuta è quella del bonus contributivo. Si tratta di far valere i contributi versati prima della maggiore età, per 1,5 volte, in modo tale da avvicinare il più possibile i precoci ai 42 anni e 10 mesi necessari oggi per la pensione. Niente quota 41 ma nell’ipotesi prima descritta, chi ha lavorato di continuo tra i 14 ed i 18 anni avrebbe 6 anni di contributi invece che 4, cioè lascerebbe il lavoro a 40 anni e 10 mesi rispetto ai 42 e 10 mesi della Fornero.