All’indomani del terzo concorsone nazionale per l’accesso alle scuole di Specializzazione in Medicina giungono, come da copione, le prime lamentele e polemiche. Sul banco degli imputati ancora una volta la questione sicurezza, con molti candidati si chiedono se i controlli siano stati uguali in tutte le 449 sedi dove si sono svolte le prove. Che sia semplice paranoia o una vera propria caccia all’irregolarità nella speranza di individuare i presupposti per fare ricorso e guadagnare l’accesso con riserva per il momento non è dato sapere, ma nonostante tutto questa tornata concorsuale sembrerebbe essere andata meglio delle precedenti.

Furbetti, malfunzionamenti e bando poco chiaro

I controlli saranno stati così serrati ovunque? Ci sarà stata la stessa inflessibilità nelle sedi di Milano e Roma così come in quelle di Reggio Calabria e Bari? Domande tendenziose ma comunque legittime che si affacciano nella testa di moltissimi giovani medici che stanno segnalando ai legali di Consulcesi vere o presunte irregolarità: episodi di malfunzionamento hardware e software, furbetti dello smartphone e domande pre-clinica “non chiaramente indicate sul bando”. La speranza, secondo un trend ormai consolidato, è sempre la stessa: l’iter del ricorso per l’accesso in sovrannumero, con buona pace di chi è entrato senza dover ricorrere ai legali.

Ma dietro tali dubbi c’è sicuramente una domanda che nell’ambito aleggia ormai da parecchio: perché non un’unica sede nazionale in modo tale da assicurare le stesse condizioni di svolgimento delle prove a tutti i candidati? Se n’è parlato ma poi la questione è finita nel dimenticatoio. E adesso, proprio su questo punto, si pongono le basi della prossima ondata di ricorsi che, ancora una volta presentano cifre di non poco conto (basti pensare che su circa 14mila partecipanti ne entreranno regolarmente quasi la metà).

Tortorella: “intervenire su modalità prove”

Tuttavia, se da una parte si continua a fare incetta di segnalazioni per preparare le carte, dall’altra il presidente di Consulcesi Group, Massimo Tortorella, parte all’attacco: “È necessario intervenire sulle modalità delle prove, ormai obsolete e peraltro continuamente condizionate da irregolarità e conseguenti ricorsi” ha ribadito, puntando il dito ancora una volta sulla forte componente nozionistica delle prove.

Il presidente rilancia inoltre il dibattito relativo allo stacco tra laureati e contratti disponibili che, anno dopo anno si allarga sempre di più, mentre gli ospedali sono al collasso per la mancanza di personale. Senza parlare poi del fatto che sempre più italiani rinunciano alle cure in un sistema sanitario che non si capisce come possa ancora reggersi in piedi.